"La prima volta che sentii parlare di lui fu nella primavera del 2001, durante la cena con un amico uruguayano in una pizzeria vicino San Pietro. 'A Buenos Aires', disse Guzmàn Carriquiry, 'c'è un nuovo cardinale che vive come un monaco, non ha né autista né macchina, si muove con i mezzi pubblici". Quel "cardinale atipico", Jorge Mario Bergoglio, diversi anni dopo sarebbe diventato vescovo di Roma, e il libro che inizia così - "Papa Francesco come l'ho conosciuto io" di Lucio Brunelli (San Paolo 2020, pp. 194, euro 16) - più che un'opera biografica, o tanto meno agiografica, è in sostanza la storia di un'amicizia, anche se, per pudore, 'amicizia' è una parola che l'autore non usa mai nei confronti del Pontefice.
Brunelli, giornalista, a lungo vaticanista del Tg2 (1995-2014), poi direttore per l'informazione a Tv2000 e Inblu Radio (2014-2019), ha conosciuto Bergoglio più di quindici anni fa e ha continuato a frequentarlo una volta eletto Papa. E in queste pagine svela un ritratto inedito, un volto più veritiero dell'attuale successore di Pietro chiamato a Roma "dalla fine del mondo", Papa molto rappresentato dai media di tutto il mondo, ma paradossalmente poco conosciuto nelle sue intenzioni più profonde. Il volume, nello stile come sempre sobrio, tutt'altro che enfatico di Brunelli, è quindi un diario di ricordi, di episodi finora non conosciuti, basato su colloqui, lettere, telefonate, da cui traspare, appunto, una straordinaria e delicata storia di amicizia.
"Questo libro non doveva essere un libro - scrive l'autore nell'introduzione -. Doveva essere un diario dei miei ricordi personali di papa Francesco da condividere con figli, parenti e amici. Un lascito di memoria da predisporre in tempo, prima di perderla, la memoria". Ecco quindi che, subito dopo il pensionamento, un po' alla volta, comincia a prendere forma, più che un semplice diario, quello che diventerà "un piccolo libro".
"'Farà bene a chi lo legge', mi dicono. Speriamo sia così", auspica Brunelli, che già nelle prime pagine, rievocato il periodo della conoscenza, delle prime frequentazioni, delle amichevoli discussioni con l'allora cardinale Bergoglio, racconta: "Poi, la sera del 13 marzo 2013, mi toccò annunciare in diretta, da piazza San Pietro, l'elezione del nuovo Papa... E non fu facile controllare le emozioni. Pensai che forse non ci saremmo più sentiti, con tutti gli impegni e i pensieri di un Papa". "Non fu così - sottolinea con immutata sorpresa -. E la cosa ancora mi sconcerta, acuisce il senso di una sproporzionata inadeguatezza e lo stupore di una gratuità".
Nel libro, al di là di ogni ideologismo, si entra soprattutto, e quasi in punta di piedi, nel mondo interiore di Francesco: la sua preghiera, così scandalosamente tradizionale; le tribolazioni, che non gli fanno perdere la pace; le resistenze alle novità del pontificato; gli sbagli, per i quali non esita a chiedere scusa; e ancor più il modo di vivere la fede. "L'ultima volta l'ho visto per alcuni secondi durante la visita in una struttura della Caritas - chiude l'autore -. Abbiamo scherzato sulla 'bella vita' da pensionato. Poi mi ha guardato negli occhi e mi ha sussurrato di pregare per lui. Aveva lo stesso sguardo della prima sera che ci siamo visti".