TRENTO - "In Italia il 27% dei genitori utilizza 'lo schiaffone', ma non siamo ancora nella fascia dello stile genitoriale autoritario come in Cina. Tuttavia laddove la disuguaglianza cresce, si tende ad avere un atteggiamento paternalista nelle scelte degli studi dei figli, pensando allo loro competitività più che al loro benessere". A dirlo, al Festival dell'economia a Trento, è stato Fabrizio Zilibotti, docente di economia politica a Zurigo e in passato a Londra e Stoccolma.
"A seconda dei gradi diversi di disuguaglianza di reddito in una società - ha spiegato - si osservano tre macrocategorie di stili di genitorialità: autoritario, autorevole, permissivo. I genitori non paternalisti derivano soddisfazione dal proprio successo e dal benessere del figlio, i genitori paternalisti valutano il benessere dei figli attribuendo un peso maggiore al successo futuro. Quando il successo scolastico ha un effetto pronunciato su successo del reddito futuro, cresce l'incentivo ad adottare una genitorialità intensiva e autorevole. In Cina la disuguaglianza crescente contribuisce a creare una forte competizione per entrare nelle scuole, così come nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Non si verifica lo stesso stato di cose in Scandinavia, dove i ragazzi sviluppano una forte capacità di cooperazione, ma sono meno competitivi". "Negli anni recenti - ha aggiunto - tra le classi medio alte si è diffuso e in diversi Paesi, uno stile di esser genitori 'attivo, intrusivo', teso a fomentare l'ambizione scolare e professionale dei figli. L'aumento delle disuguaglianze di reddito sarebbe una delle cause di tale stile di genitorialità.
Un ruolo preponderante dei genitori nell'educazione dei figli rischia però di frenare la mobilità sociale, penalizzando le famiglie meno abbienti".
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