TRENTO - Fatti i 'compiti a casa' delle riforme, la prossima battaglia che l'Italia ingaggerà in Europa sarà quella contro il rigore. Perché le politiche di austerity hanno fallito, così come ha fallito il sogno di Lisbona di un mondo a trazione europea. A tracciare il profilo di un nuovo modello economico, non solo concentrato sul rispetto di budget e vincoli, ma orientato a crescita e lavoro è il premier, Matteo Renzi, ospite insieme al 'collega' francese Manuel Valls del Festival Economia di Trento.
"Il futuro dell'economia parlerà italiano e francese, ma non il tedesco" sintetizza con una battuta il premier, assicurando che "a settembre, quando avremo finito di fare le riforme" l'Italia "farà casino" a Bruxelles, e "con una determinazione che non immaginate". E uno dei traguardi che intanto è vicino, "questione di poche settimane", è quello della riforma della pubblica amministrazione, la sfida "più difficile" ma imprescindibile e affrontata per "la dignità degli italiani", perché non ci devono più essere "amministrazioni che si parlano dandosi del lei, come fossero tante repubbliche autonome".
Cercando di dribblare, senza riuscirci troppo, le domande sul voto di domani (che non è "un test su di me e sul governo"), Renzi guarda all'Europa che fatica ad uscire dalla crisi: "Noi - sottolinea - abbiamo vinto le Europee, essendo gli unici a non parlare male della Merkel. Non è lei che ha causato la crisi, ma la mancanza di riforme". E' il modello esclusivo del rigore, insiste, che va cambiato, guardando anche agli Usa di Obama, che hanno vinto la scommessa della ripresa mentre il Vecchio Continente si affanna per superare la lunga stagnazione che inevitabilmente ha dato forza ai populismi.
Ad oggi, osserva, "in Polonia hanno vinto i nazionalisti, in Spagna non è chiaro cosa potrà accadere, la Grecia sta nelle condizioni che sappiamo, il Regno Unito riflette sull'Europa". E allora combattere i populismi non può che passare per una "idea nuova di Europa, capace di crescere con intensità". La stagione che si apre, insomma, "è fantastica" e deve guardare a una ripresa che porti più occupazione. Quella che sta ripartendo in Italia, grazie al Jobs Act ma anche al taglio del costo del lavoro per le aziende introdotto con la legge di Stabilità (tra Irap e sgravi per le assunzioni): "Dov'è che si paga meno il lavoro in Italia? E' il costo per l'imprenditore - risponde alle critiche il premier - che è diminuito, ma al lavoratore non è costato un centesimo e con gli 80 euro si sono dati soldi a chi guadagnava meno". Falso anche che le condizioni contrattuali siano peggiorate. "Con le tutele crescenti non c'è solo trasformazione, come dice qualcuno da precari a stabili, ma anche se così fosse, non significa peggiorare". Peraltro, "la sinistra è sinistra se crea posti di lavoro" ribadisce l'inquilino di Palazzo Chigi, puntando di nuovo il dito contro certa sinistra, quella "delle chiacchiere" che "va nei talk show. Non è andando nei salotti televisivi che si difende il lavoro. Si crea nelle fabbriche, rimuovendo gli ostacoli per gli imprenditori". Peraltro "bisogna non aver paura di chi crea posti di lavoro - affonda - e se Marchionne li crea non si può attaccarlo perché è antipatico, bisogna invece ringraziare la Fiat che smette di usare la Cig e crea posti".
In collaborazione con: