Paolo Petroni
(ANSA) - ROMA, 04 LUG - In occasione dei 100 anni di Franca
Valeri, le Edizioni La Tartaruga mandano in libreria il volume
''Tutte le commedie'' (pp. 672 - 22,00 euro), con una prefazione
di Lella Costa e una nota critica finale di Patrizia Zappa
Mulas. Un bel regalo per lei e per il suo pubblico, con alcuni
dei 12 testi finora inediti e, in chiusura, molti esilaranti,
sorprendenti sketches.
Un teatro al femminile come pochi e a partire da inizio anni
Sessanta, con quel ''Le catacombe'' che inverte i ruoli della
pochade, dando la parte dello sciocco e vanesio a un uomo, per
arrivare al 2014 con ''Il cambio di cavalli'' sul rapporto tra
generazioni in un gioco di forza e debolezza delle parti con
protagonista una vecchia, ironica e raffinata signora. Franca
Valeri comincia a recitare che non ha ancora 30 anni, smette
quando ne ha 95. Quindi si tratta del lavoro di oltre 60 anni di
una donna che per prima, e da sola (Cambiandosi il cognome
Norsa, perché in famiglia non vogliono faccia l'attrice, con
Valeri in omaggio a Paul Valery) riesce a raccontare la
trasformazione tragica e ridicola assieme della donna in una
società che va dalla ripresa del dopoguerra alle delusioni più
recenti, rendendola protagonista. ''Questa ragazza, colta della
buona borghesia milanese sembra sapere meglio di una figlia
d'arte che si possono dire le cose più tremende solo a
condizione di dirle bene, col ritmo e il tono giusto'', annota
la Zappa Mulas, che cita Dorothy Parker, ma con uno sguardo più
esterno e meno sofferto. Possiamo aggiungere che, col
trascorrere del tempo quei suoi testi (e si vedano anche gli
sketches) non hanno perso mordente, non sono quasi invecchiati.
''Prima di Franca sono certo esistite altre attrici comiche,
o brillanti (perlopiù caratteriste, ma insomma qualcuna ce
n'era): ma nessuna era mai riuscita a essere anche autrice e
regista, oltre che interprete'', scrive Lella Costa con la sua
arguzia, aggiungendo che i suoi personaggi sono diventati degli
archetipi: ''oggi usiamo la Cesira, o la Cecioni, per indicare
in modo sintetico e impeccabile (e implacabile, anche, spesso)
delle precise tipologie femminili che conosciamo e riconosciamo.
Ma anche la donna, femminile e singolare, quella che lei è stata
e continua a essere, mai banale, mai riducibile a schieramenti o
militanze, mai tentata da adesioni formali a movimenti e
battaglie che l'avrebbero - forse - costretta a rinunciare alla
sua insopprimibile allergia per ogni forma di retorica''. Per
anni la Valeri ha patito l'essere citata solo come autrice della
Signorina Snob, la Cesira e la Cecioni e ha faticato per essere
riconosciuta anche come drammaturga di qualità, con quel suo
occhio osservatore che indaga la borghesia milanese come il
popolo romano. Gioca quindi con modelli sperimentati in ''Tosca
e altre due'', figure, queste ultime, che acquistano rilievo pur
vivendo non al centro della scena, ma in una portineria, una
romana e l'altra milanese con un bel confronto comico tra le due
inflessioni, ma è con ''Sorelle, ma solo due'' che ci propone un
interno domestico e un gioco al massacro tutto verbale, meno a
effetto e più intenso. ''Tutte le donne di Franca Valeri -
sottolinea la Zappa Mulas - hanno qualcosa in comune, non sono
mai inoffensive, mancano tutte di bonarietà, di mitezza. Quando
sono remissive con gli altri (''Una moglie felice'') si
accaniscono contro se stesse, pur di accanirsi contro qualcuno.
Quello che le sostiene sempre è l'autoillusione, che è la faccia
triste dell'inventiva. Parlano moltissimo per evitare di
pensare. Basterebbe che si fermassero un attimo e svanirebbe
tutto il nostro piacere''. E non si può non concordare con lei
quando conclude affermando: ''Nel suo teatro dal Cinquanta al
Duemila si scopre come quell'Italia proterva e impreparata che
ci sta alle spalle minacciava decisamente di diventare l'Italia
che ci sta davanti''. (ANSA).