Al box della Sapienza è il momento della pausa pranzo. Si mangia giusto un panino al prosciutto. Il tempo è poco. Alle 14, infatti, iniziano le prove in pista per il gioiellino messo a punto dai ragazzi della scuderia dell'università romana. Sono i primi, tra la ventina di atenei italiani presenti al circuito Riccardo Paletti di Varano de' Melegari, ad aver deciso di misurarsi con la guida driverless. "Una scommessa, ma ci lavoriamo da anni", spiega con orgoglio il team. D'altronde, 'Sapienza Corse' esiste, progetta e realizza prototipi dal 2008 e da allora la sua monoposto ha un nome che è tutto un programma: 'Gajarda'.
La versione 2019 è la sua evoluzione più tecnologica. La modalità senza guidatore è permessa grazie all'installazione di quattro piccole telecamere sopra l'abitacolo: "Due controllano il lato destro e le altre quello sinistro". Rilevano gli ostacoli e misurano le distanze di frenata. I primi test con i birilli sono molto andati bene: "Abbiamo deciso di non utilizzare software troppo invasivi, riducendo così la necessità di calcolo e aumentando le prestazioni". Anche la vettura è molto leggera ed è stata realizzata quasi tutta in carbonio ("Grazie a un'azienda che ci ha dato una grossa mano"). Il motore, inoltre ha una forte componente elettrica. La Sapienza è solo uno dei 19 atenei italiani in gara a 'Formula Sae': il nostro Paese, tra gli altri, partecipa anche con Bologna, Napoli, Tor Vergata e molti altri dipartimenti. "I tedeschi in assoluto sono i più organizzati", ammette Gianmarco Giorda, direttore di Anfia, organizzatrice dell'evento: "Spesso hanno alle spalle università molto grandi e anche l'aiuto delle grandi aziende della Germania, ma gli italiani si difendono e negli ultimi anni hanno ottenuto risultati molto interessanti".
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Anfia