(ANSA) - JESI (ANCONA), 8 APR - Tempesta perfetta per i
produttori di vino marchigiani, alle prese con una crisi
economica senza precedenti dettata dall'emergenza coronavirus e
dal conseguente azzeramento dei principali canali commerciali
naturali del comparto. Al blocco quasi totale delle vendite
(specie per le piccole imprese il calo arriva fino al 90%) si
aggiunge una tensione finanziaria per un settore che ha
necessità di lavorare i campi e che allo stesso tempo non riesce
a incassare nemmeno i pagamenti pregressi. Serve uno choc
finanziario che vada ben oltre i prestiti a 6 anni annunciati
dal Governo che rischiano di appesantire con un ulteriore
fardello, da estinguersi in tempi troppo brevi, una posizione
finanziaria già molto critica delle aziende. È l'analisi del
Consiglio di amministrazione dell'Istituto marchigiano di tutela
vini (Imt), consorzio regionale che riunisce 15 denominazioni
dell'area, al termine di un cda sulle misure da adottare nel
breve e medio periodo. Per il direttore Imt, Alberto Mazzoni
"assistiamo a uno choc simmetrico dell'economia nazionale, con
il settore del vino marchigiano che più di altri sta pagando un
prezzo alto. Nella griglia delle ripartenze è chiaro che il
nostro comparto si posizionerà giocoforza in coda, al pari dei
suoi principali canali partner come ristorazione e turismo, ma
c'è voglia di reagire con altrettante misure choc da
intraprendere assieme alla Regione. Per rispondere a questo
terremoto economico - ha proseguito il direttore del Consorzio -
stiamo studiando una campagna promozionale di tutto il sistema
agroalimentare marchigiano, che vale circa 2 miliardi di euro
l'anno e conta su 43mila imprese. L'attivazione dei fondi Psr in
favore della campagna potrebbe permetterci di fare una
promozione di bandiera sin qui solo auspicata, mentre oggi con
l'emergenza c'è la consapevolezza si può mettere a segno
un'accelerazione decisiva per il futuro". Sul tavolo del cda
anche diversi scenari legati alle politiche straordinarie da
adottare nei prossimi mesi. Il monitoraggio sull'andamento
climatico della campagna in corso e sulle vendite, che inciderà
sulle relative giacenze, dirà se ricorrere alla diminuzione
delle rese uva-vino e alla riserva vendemmiale (scelte che
saranno fatte dai comitati delle varie denominazioni), mentre la
vendemmia verde è da escludere anche per le difficoltà a far
osservare le regole a tutti. Luce verde per la distillazione di
crisi volontaria, accordo in materia di promozione (proroga e
rivalutazione progetti Ocm e Psr) e convergenza per il posticipo
di 4 mesi per l'applicazione del contrassegno di Stato per il
Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica,
previsto al primo settembre 2020. "In questo momento - ha
aggiunto Mazzoni - è imperativa la salvaguardia del valore del
prodotto e delle imprese, ma contestualmente ci adopereremo con
iniziative speciali per cercare di differenziare ed evolvere il
più possibile i canali di marketing e di vendita. Un mix
comunicativo e commerciale che passi sempre più dal digitale,
dalla vendita diretta, dall'affermazione del brand Marche sugli
scenari nazionali e internazionali". Sono 20 le denominazioni
(15 Doc e 5 Docg) del vino marchigiano, per un comparto che
conta oggi quasi 150 milioni di euro di fatturato, quasi 12.500
aziende e 17.000 ettari complessivi di vigneto a livello
regionale, di cui circa 4.500 interessati da ristrutturazioni e
rinnovamenti degli impianti negli ultimi 11 anni. (ANSA).