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Turismo: Gorizia, 'Nizza austriaca' dal fascino mitteleuropeo

Museo diffuso del Novecento sul confine della Cortina di ferro

Elena Viotto gorizia

Il fascino mitteleuropeo avvolge Gorizia, città di confine, nell'estremo lembo nordorientale d'Italia, dove etnie e culture diverse si incontrano, si confrontano e si mescolano senza soluzione di continuità, naturalmente e da sempre.
"E' la porta più bella aperta sull'Italia". La descriveva così il pittore e scultore tedesco della seconda metà dell'Ottocento Max Klinger. All'epoca Gorizia era conosciuta come la "Nizza austriaca", meta turistica prediletta dall'alta borghesia del tempo grazie al suo clima mite, alla bellezza dei paesaggi e all'atmosfera tranquilla e rilassata che si respirava passeggiando tra le vie del suo raffinato centro storico, punteggiato da splendide aree verdi e giardini fioriti, pubblici e privati. Nel tempo Gorizia non ha perso questa sua caratteristica di "città-giardino", in cui gli splendidi parchi si armonizzano con gli eleganti palazzi.
Una visita ideale non può che iniziare dal colle su cui sorge il Castello medioevale, simbolo indiscusso del capoluogo isontino, da cui si può ammirare, con un unico colpo d'occhio, la vista panoramica sulla città e sul territorio circostante.
Risalente all'XI secolo, l'antico maniero ha visto mutare il suo aspetto nel corso dei secoli con l'aggiunta progressiva di edifici e strutture difensive. Uno dei suoi bastioni, quello che affaccia sul lato del convento della Castagnavizza, ora in territorio sloveno, fu progettato dal celebre ingegnere, astronomo e matematico inglese Edmund Halley, famigerato scopritore dell'omonima cometa.
Il profilo del castello e del suo borgo medievale, in cui trovano posto ora diversi importanti musei, domina il centro storico in cui si alternano armonicamente le architetture medievali, barocche e ottocentesche. Piazza Cavour, con i palazzi più antichi della città e il Duomo alle sue spalle. Il colonnato dell'antica piazza Sant'Antonio, sede di altri importanti palazzi. E ancora la caratteristica via Rastello, che un tempo separava la città dal suo contado, e piazza della Vittoria, la più ampia della città, con la chiesa barocca di Sant'Ignazio e la Fontana del Nettuno.
Spingendosi fin nella zona più a nord della città merita una visita al Piazzale della Transalpina. E' l'emblema della Gorizia città di confine, divisa in due per cinquant'anni dal confine tracciato con i Trattati di Pace di Parigi al termine della Seconda Guerra Mondiale.
L'omonima, affascinante, stazione della linea ferroviaria, inaugurata nel 1906 dall'Arciduca Francesco Ferdinando per collegare Trieste con Jesenice e l'Europa centrale, campeggia sul versante sloveno della piazza. Da un lato Salcano.
Dall'altro Gorizia. A segnare il confine tra Italia e Jugoslavia, lungo la cortina di ferro negli anni della Guerra fredda, fu eretto il cosiddetto Muro di Gorizia. Alto mezzo metro e sovrastato da una rete di filo di ferro, fu abbattuto solo il 1 maggio 2004 con l'entrata della Slovenia nell'Unione Europea. Al suo posto, oggi, ci sono una serie di fioriere. Al centro della piazza un cerchio metallico marca i due territori, laddove si può camminare con un piede in Italia e uno in Slovenia. Da qui si può partire per un itinerario in 10 tappe (6 a Gorizia e 4 a Nova Gorica) guidati da totem dal contenuto multimediale realizzati nell'ambito di un nuovo progetto "Topografie della memoria - Museo diffuso del Novecento".

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