(ANSA) - L'AQUILA, 12 NOV - Oltre 300 specie della flora montana
e alpina dell'Appennino centrale, tra cui la stella alpina
appenninica (Leontopodium nivale) e la violetta della Majella
(Viola majellensis), si possono ammirare nel Giardino Alpino di
Campo Imperatore, a 2117 metri nel Parco nazionale del Gran
Sasso e Monti della Laga, fondato nel 1952 dal botanico Vincenzo
Rivera, unico nel suo genere in Italia per posizione geografica
e altitudinale e tra i più alti in quota in Europa. Di questa
importante realtà per la conservazione della biodiversità
ex-situ di specie di alta quota si parlerà oggi dalle 15.30
nell'aula magna "Clementi" del Dipartimento di Scienze Umane
dell'Università dell'Aquila con la presentazione dei risultati
del progetto 'Una storica realtà da valorizzare: il Giardino
Alpino di Campo Imperatore', realizzato dall'associazione
ProNatura con il contributo di Fondazione Carispaq per
contribuire ad assicurare la piena fruizione del Giardino
Alpino, di proprietà dell'Università aquilana e senza risorse
dal 2009.
Interverranno la presidente di ProNatura L'Aquila, Laura
Asti, il presidente della Fondazione Carispaq, Domenico
Taglieri, il rettore dell'Università dell'Aquila, Edoardo
Alesse, il direttore del Dipartimento MeSVA, Guido Macchiarelli,
il coordinatore della sezione Scienze Ambientali, Maurizio
Biondi; le relazioni saranno svolte da Gianfranco Pirone "Gli
orti botanici italiani", Fernando Tammaro e Loretta Pace "La
storia del Giardino Alpino e la sua attività di ricerca".
Il sisma del 2009 e la mancata erogazione, nell'ultimo
decennio, dei fondi regionali dedicati (L.R. 9 aprile 1997, n.
35 concernente "Tutela della biodiversità vegetale e la gestione
dei giardini ed orti botanici") hanno contribuito ad acuire i
problemi nella gestione del Giardino Alpino che occupa un'area
di circa 3500 metri quadri a ridosso della stazione osservativa
astronomica di Campo Imperatore.(ANSA).