La diffusione di queste tecniche attraverso una specifica formazione del personale preposto alla gestione della difesa dei vigneti, consentirà progressivamente l'abbandono di sistemi basati sull'esclusivo impiego di fungicidi, come il rame in viticoltura biologica, ottenendo una migliore qualità dell'uva destinata alla vinificazione ed al consumo fresco. Per quanto riguarda le ricadute per i consumatori, le ridotte quantità di residui chimici analizzati nell'uva da tavola e da vino, così come la minore esposizione ai fitofarmaci dei lavoratori di tutta la filiera, hanno consentito di ridurre l'impatto delle produzioni vitivinicole sulla salute umana. Per i produttori, invece, sarà possibile mantenere alti i livelli qualitativi senza perdere valore commerciale. Infatti, relativamente a tutti i parametri analizzati (produttività delle piante, caratteristiche organolettiche e merceologiche, conservabilità dell'uva da tavola) non si sono registrate sostanziali differenze tra le produzioni ottenute con le comuni gestioni aziendali e quelle conseguite con i metodi Green Grapes. Ovvie, infine, le ricadute per l'ambiente, perché nei vigneti pilota dopo 3 anni è stato evidenziata una riduzione della presenza di rame nei suoli e un incremento della biodiversità microbica e degli organismi viventi nel terreno, con un miglioramento complessivo della fertilità biologica.
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