Dopo due anni dall'invasione dei
russi e l'esodo di migliaia di profughi, per lo più donne con
bambini, restano per gli ucraini, che vivono ormai all'estero,
problemi di salute psicologica. Lo evidenzia una analisi
pubblicata dalla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. In
particolare viene esaminata la situazione delle ospiti del
Centro dei Gesuiti per i Rifugiati in Polonia e si evidenzia che
anche chi da più tempo si è stabilito nel Paese confinante
"sperimenta un forte stress psicologico, attacchi di panico e
depressione. Ciò che logora di più è il pensiero delle famiglie
rimaste in Ucraina. C'è poi lo stress provocato dalle nuove
condizioni di vita e da un ambiente sconosciuto. Infine, pesa
anche la tensione che si crea tra la soddisfazione di avere un
lavoro, una residenza, una scuola per i figli e il pur sempre
forte desiderio della patria, l'incertezza e il non sapere per
quanto tempo si dovrà restare all'estero", si legge
nell'articolo a firma di padre Grzegorz Dobroczynski e
Aleksandra Shadmanova.
Dalle testimonianze emerge innanzitutto che "gli ucraini
vivono in due realtà contemporaneamente. La prima è il loro
Paese, che ora è in stato di guerra. Ognuno di loro ha una
famiglia che non ha potuto portare con sé. Tutto quello che
veniva chiamato 'casa' è rimasto lì: l'abitazione appena
ristrutturata, il lavoro, i documenti, l'amore, la giovinezza,
gli amici, le tombe dei cari, i progetti, i sogni... La seconda
realtà è l'adattamento a un nuovo Paese: una lingua straniera,
l'organizzazione dell'asilo o della scuola per i bambini, la
convalida dei titoli di studio e della propria formazione, la
ricerca di un alloggio". Ci sono poi i giovani che "hanno
bisogno di una comunità di pari e di modelli da seguire, un
adulto realizzato da voler imitare. Nel loro entourage è invece
in aumento il numero di modelli distruttivi, perché bambini e
giovani si trovano a vivere con genitori stressati che non
riescono a fornire loro il sostegno di cui hanno urgente
bisogno".
Ma soprattutto tra le ucraine all'estero si registra "un
aumento dell'incidenza delle malattie somatiche, come
ipertensione, insufficienza cardiaca, vomito, eczema", evidenzia
ancora Civiltà Cattolica.
"In definitiva, molti ucraini continuano a fuggire e non
riescono a fermarsi. Fuggono dal passato e dal futuro, dalla
paura, dalla guerra e dalle sue conseguenze, dalla necessità di
fare una scelta e di fare i conti con la catastrofe", conclude
la rivista dei Gesuiti.
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