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'Ndrangheta: Alessia Favre,Carcea finì in mirino maggioranza

'Ndrangheta: Alessia Favre,Carcea finì in mirino maggioranza

"Si interessava alla scuola perché ha figli"

AOSTA, 25 giugno 2020, 12:06

Redazione ANSA

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"In alcuni momenti Monica Carcea finì nel mirino di una serie di persone della maggioranza". Lo ha detto il consigliere regionale Alessia Favre, ex consigliere comunale di minoranza a Saint-Pierre, sentita come testimone della difesa nel processo Geenna su una presunta locale di 'ndrangheta ad Aosta. "Era evidente - ha aggiunto Favre, rispondendo all'avvocato di parte civile Giulio Calosso, che assiste il Comune commissariato di Saint-Pierre - che quando stavamo tutti insieme, anche in una situazione non di consiglio, non c'era piacere a stare tutti assieme". Riguardo ai rapporti tra l'allora assessore comunale alle Finanze Monica Carcea e gli altri colleghi di maggioranza, "ricordo episodi di voti disgiunti, quando non tutta la maggioranza fu compatta nel sostenere le proposte del sindaco Paolo Lavy".
    L'attenzione all'aspetto della scuola mostrata da Carcea - emersa secondo l'accusa nella vicenda della proroga del servizio di taxi-bus scolastico affidato alla ditta di Salvatore Addario - era legata "al fatto di avere figli, conosceva la realtà, ma anche alla voglia di dimostrare attenzione al paese e non essere criticata". Inoltre "spesso quando noi genitori ci trovavamo di fronte alla scuola facevamo riferimento a Carcea".
    Al pm Stefano Castellani che le stava ponendo una domanda in merito alla richiesta di voti a suo favore da parte di Alessandro Nogara ad Antonio Raso - riportata nell'ordinanza Geenna del gip di Torino - prima delle comunali del 2015, Alessia Favre ha detto: "Ho letto sui giornali e sono a conoscenza dei fatti che la portano a farmi questa domanda".

   'Ndrangheta: ex assessore,anche Carcea voleva bando bus - "Riguardo al rinnovo" del servizio di taxi-bus per il trasporto scolastico dalle frazioni alte di Saint-Pierre "si era discusso in giunta sulla necessità di bandire la gara, su questo eravamo tutti d'accordo", quindi anche Monica Carcea, che è accusata dalla procura di Torino di essersi spesa per la proroga dell'affidamento del servizio a Salvatore Addario, cugino di Antonio Raso, imputato per associazione a delinquere di stato mafioso. Lo ha detto l'ex assessore ai lavori pubblici di Saint-Pierre Giuseppe Jocallaz sentito come testimone della difesa nel processo Geenna con rito ordinario che si svolge ad Aosta. In giunta, ha riferito Jocallaz, "eravamo tutti un po' dubbiosi, non solo lei", Monica Carcea, rispetto alla "proposta dell'assessore" all'Istruzione Alessandro Fontanelle di inserire nel capitolato la richiesta di "mezzi con una certa qualità" di emissioni ambientali, in quanto c'era il pericolo di limitare troppo la partecipazione alla gara. "Tanto che il capitolato era stato impostato come il precedente". Nonostante la volontà di bandire una nuova gara per il servizio che avrebbe dovuto partire dal settembre 2016 "gli uffici non riuscirono a preparare la documentazione". Aspetto, quest'ultimo, confermato anche dall'ex vicesindaco Ermanno Bonomi: all'insediamento della nuova giunta, nel 2015, il "Comune era disastrato" e "fare un bando per il taxi-bus portava via troppo tempo". Rispondendo all'avvocato Claudio Soro (difesa Carcea con la collega Francesca Peyron) Bonomi ha poi detto che "i rapporti con Carcea erano ottimi" e confermato che "il segretario comunale" aveva "detto che non c'erano alternative" alla proroga del bando.

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