"Cassa integrazione per i calciatori?
Direi di sì. In serie C l'80 per cento dei calciatori guadagna
tra i 1000 e i 1500 euro al mese. Perdere uno stipendio o una
percentuale di stipendio ti fa andare in crisi": Riccardo
Mengoni, di ruolo portiere, 34 anni, ha sempre giocato nelle
cosiddette serie minori, dal Cecina in serie D alla Vibonese in
C. Come dire, dalla sua posizione tra i pali il calcio
milionario di Cristiano Ronaldo o Ibrahimovic è molto lontano:
una prospettiva dalla quale la Cig e' benvenuta
Mengoni, a nome di una fetta numericamente consistente di
calciatori, appoggia l'iniziativa di Lega Pro e parti sociali
del calcio per affrontare l'emergenza coronavirus con l'appello
al Governo perche' consenta l'accesso alla cassa integrazione
anche per i calciatori con soglia di reddito sotto i 50 mila
euro l'anno e attivi strumenti per la liquidita' dei club.
"Purtroppo i contratti a livello economico si sono abbassati
molto, anche nelle categorie più basse - sottolinea Mengoni -
Per un ragazzo che gioca in serie C perdere uno stipendio o una
percentuale di stipendio significa andare in crisi. La Vibonese
ad esempio, è una squadra molto giovane, ci sono 12 ragazzi al
minimo di contratto, stipendi da mille euro al mese: soprattutto
in questo momento tanti di loro hanno avuto il problema di
pagarsi l'affitto o il vitto. Per loro è diventata davvero
difficile".
L'idea del calciatore ricco e privilegiato cozza con le
realtà delle serie inferiori. "In serie C - prosegue Mengoni -
siamo quasi tutti sul minimo, qualcuno che guadagna qualcosa in
più c'è ma sono casi più unici che rari. Anche in serie A in
tanti squadre gli stipendi sono livellati verso il basso e a
cascata quelle riduzioni sono arrivate in serie B e in serie C,
nei dilettanti non ne parliamo proprio".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA