L'Egitto cui il coronavirus ha inaridito all'improvviso una delle sue grandi fonti di reddito, il turismo archeologico, sta impiegando il blocco da Covid-19 per sterilizzare i suoi beni più preziosi: le piramidi di Giza, il celeberrimo museo di piazza Tahrir e altri noti siti egizi.
A sottolinearlo è un video rilanciato su Twitter dalla tv panaraba al-Arabiya che mostra addetti spruzzare liquido non sulle enormi e intoccabili costruzioni piramidali, ma su inferriate e camminatoi dell'altopiano su cui si ergono.
La necropoli di Giza è situata alla periferia ovest del Cairo e comprende la Piramide di Cheope (o Grande Piramide), l'unica tra le sette meraviglie del mondo antico che sia giunta sino ai giorni nostri; quella di Chefren e la Piramide di Micerino, tutte costruite tra il 2600 e il 2500 circa avanti Cristo (IV dinastia).
Sono il più famoso magnete turistico egiziano e il ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato questa settimana un "accurato processo di sanitizzazione e disinfezione nel museo egizio e siti archeologici sino alla fine di marzo".
Su Instagram il dicastero ha mostrato operatori con camice e mascherina usare irroratori fra teche con maschere funebri e mura con geroglifici.
Il settore "turismo" vale circa il 12% dell'economia egiziana ma, a causa delle turbolenze delle due rivoluzioni del 2011 e 2013 e attentati terroristici, nel decennio scorso vi erano ingenti perdite che hanno ridotto la sua incidenza sul Pil. Da ultimo, prima della crisi del coronavirus, il comparto stava riprendendosi con un aumento a 12,6 miliardi di dollari degli introiti nell'anno fiscale scorso rispetto ai 9,8 miliardi di quello precedente (2017-2018).
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