"Con la traduzione in spagnolo sto
scoprendo una nuova Caterina, sorella di quella che avevo
scritto io". Se per il pubblico iberico si apre l'opportunità di
scoprire l'affascinante storia della madre di Leonardo da Vinci
raccontata da Carlo Vecce, per l'autore l'uscita in Spagna del
suo romanzo di successo (versione edita da Alfaguara) è la
possibilità di rivisitare la genesi di un percorso
"emozionante". Un'esperienza che il filologo, storico e
professore ordinario all'Università "L'Orientale" di Napoli,
grande studioso dell'epoca del Rinascimento, ha condiviso ieri
sera in un incontro-colloquio ospitato dall'Istituto Italiano di
Cultura di Madrid. Un dialogo moderato dalla direttrice
dell'istituto, Marialuisa Pappalardo, e a cui hanno partecipato
il traduttore in spagnolo del libro di Vecce, Carlos Gumpert, e
l'addetto scientifico dell'Ambasciata italiana a Madrid, Sergio
Scopetta.
Uno degli aspetti affrontati è stato quello del rinvenimento
di un documento chiave per sostenere l'ipotesi secondo cui la
madre di Da Vinci fosse stata una schiava: l'atto notarile
firmato dal padre di Leonardo, Piero da Vinci, in cui si
certifica la liberazione della donna, le cui origini andrebbero
situate nel Caucaso. "Sono stato travolto dall'emozione, in un
modo che non mi era mai accaduto prima", ha raccontato Vecce
ricordando quel momento.
Gumpert, da parte sua, ha confessato che lavorare su questo
libro è stato piacevole anche "da lettore". "L'ho apprezzato
molto, e non era scontato", ha detto, svelando con una battuta
che quando gli è stata proposta questa traduzione il primo
pensiero era stato: "Un altro professore universitario italiano
che si mette a scrivere romanzi?". Scopetta, invece, si è
soffermato sulla figura di Leonardo, sottolineandone "l'ingegno
incredibile" e "l'intuito strepitoso" e aggiungendo che il suo
impatto nel mondo scientifico avrebbe potuto essere maggiore "se
avesse potuto contare sul metodo scientifico, che potè solo
sfiorare".
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