Una mite giornata di aprile di mezzo
secolo fa. Improvvisamente un forte vento di burrasca si abbattè
sul porto di Genova, è quello che i marinai inglesi chiamano
Genoa Cyclone. Alcune navi in rada riuscirono a togliere gli
ormeggi. Così non fu per la London Valour, nave cargo battente
bandiera britannica. Il libeccio soffiò cento chilometri l'ora,
il mare a forza 8, per la London Valour, con i motori in avaria,
non ci fu speranza. Tutto questo avveniva il 9 aprile 1970 e,
alla vigilia del 51/o anniversario della tragedia, in cui
morirono venti persone, è in uscita il libro "Il giorno del
diavolo / Il naufragio della London Valour" di Maurizio
Piccirilli (edizioni All Around) in collaborazione con il
Comando delle Capitanerie di Porto.
Un manipolo di soccorritori affrontò il mare in burrasca a
ridosso della diga foranea Galliera e riuscì a salvare parte
dell'equipaggio. Trentotto sopravvissuti sulle cinquantotto
persone che erano a bordo.
"Fu la sfida a Nettuno e a Eolo - sottolinea l'autore - di
marinai del porto, uomini della Capitaneria che sfidarono le
onde gigantesche. Così come un piccolo elicottero dei vigili del
fuoco, ai comandi del capitano Rinaldo Enrico, pescò
letteralmente alcuni naufraghi. Una squadra di vigili del fuoco
dalla diga foranea sfidò la burrasca per recuperare i marinai
del cargo".
Quel 9 aprile 1970 la motovedetta della Capitaneria di porto,
CP233, al comando del tenente di vascello Giuseppe Telmon, si
infilò nelle onde alte fino a dieci metri e recuperò i marinai
filippini a più riprese, senza mai indietreggiare.
Una tragedia vissuta in diretta da tutta la città di Genova che
assistette impietrita a quel dramma rimasto così forte nella
memoria che il cantautore genovese Fabrizio De Andrè gli dedicò
una canzone metafora di quei tempi.
Il sindaco di Genova Marco Bucci ha scritto la prefazione del
libro, raccontando quel naufragio di cui, ad appena 10 anni,
assistette in compagnia del padre.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA