"Dobbiamo parlare con i palestinesi,
avviare delle trattative, cambiare la situazione, altrimenti
rimarremo intrappolati in questa guerra infinita per sempre". Lo
ha detto oggi lo scrittore israeliano David Grossman e vincitore
del Premio Hemingway 2020 per la letteratura.
Commentando la questione legata al suo Paese, lo scrittore ha
fatto qualche anticipazione tratta dal dialogo con Alberto
Garlini in programma venerdì su premiohemingway.it. "Da anni in
Israele non abbiamo più un dialogo interno - ha aggiunto -, ma
solo accuse reciproche, violenza reciproca e sospetto, tra tra
parti diverse, tra destra e sinistra, tra sfera religiosa e
secolare. Se non c'è dialogo, non c'è ideologia".
Lo scrittore ha poi precisato che "se qualcuno potrebbe dire
che nel 2020 non abbiamo bisogno di ideologie, io credo, invece,
che ne abbiamo un grande bisogno, forse più di prima, perché ci
sentiamo così sradicati, fragili e soli". Sulla sua scrittura,
Grossman ha evidenziato che "la forza che mi ha attratto mentre
scrivevo è proprio il potere del dialogo, che rivela segreti,
anche oscuri, dolorosi e terribili, ma che d'un tratto, una
volta eliminati dai polmoni, ti fanno tornare a respirare". Del
suo ultimo libro, "La vita gioca con me" (Mondadori) Grossman ha
detto che "tutto ha avuto inizio un giorno, quando è squillato
il telefono di casa e c'era questa donna, con una voce molto
decisa", che iniziò a raccontargli di lei. "Dunque - ha concluso
- l'ho scritto ispirandomi alla vera e incredibile storia di una
donna straordinaria, Eva Panic Nahir, che viveva in un kibbutz
in Israele".
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