(di Francesca Chiri)
"Queste ragazze che hanno contestato
Roccella non hanno sparato, hanno contestato: e chi ha posizioni
come quelle della ministra deve mettere in conto le
contestazioni" da parte di chi "difende le conquiste di libertà
del femminismo, conquiste delle loro mamme e delle loro nonne".
Lo dice Lidia Ravera, scrittrice e giornalista con alle spalle
anni di militanza femminista e di sinistra, commentando con
l'ANSA le contestazioni alla ministra della Famiglia agli Stati
generali della natalità.
"La 'censura' a Scurati e Roccella sono la stessa cosa? No,
sono fatti molto diversi. La politica in questioni che
riguardano le libertà delle donne dovrebbe stare fuori dalla
porta. La politica dovrebbe restare fuori dai fatti della vita,
perché costringere una donna a partorire un bambino quando non
se la sente, produce due esseri infelici" afferma Ravera. Che
risponde anche alla ministra, secondo la quale le contestazioni
andate in scena agli Stati generali della natalità
dimostrerebbero non solo una "censura verso il governo, ma una
profonda ostilità verso la maternità e la paternità". "Chiariamo
subito: una cosa è la maternità, altra è la legge 194. Sono due
cose diverse: la 194 è una legge di libertà e civiltà che
riconosce l'ovvio diritto di noi donne di decidere se vogliamo
diventare madri, perché una cattiva madre crea un bambino
infelice. La maternità è un atto volontario e non accetto che
nessuno dica a me che non rispetto chi difende la maternità".
"Personalmente - aggiunge Ravera - penso che bisognava
lasciar parlare la ministra e non tanto per garantismo, ma per
difenderci: credo che l'idea di far entrare i militanti pro-vita
nei consultori sia un abominio, qualcosa che ci riporta indietro
nel tempo. E soprattutto illegittima. Non è tollerabile
l'ipotesi che ci siano delle militanti politiche nei consultori
che interferiscono sulle decisioni delle donne in un momento
così drammatico della loro vita".
"Purtroppo - prende atto la scrittrice - ormai vediamo che
bisogna ripartire sempre dai fondamentali. Ora la politica è
solo slogan per acquisire posizioni di potere". La politica, il
suo appello, "resti quindi fuori dai fatti della vita: deve
rispettare il fatto che sono le donne ad avere nel loro corpo
quel dispositivo che genera l'essere umano. Questa è una enorme
responsabilità. E siamo stufe noi che difendiamo la libertà
delle donne di essere trattate da befane: noi che i figli li
abbiamo fatti quando li abbiamo voluti, siamo delle brave
mamme".
Quanto al caso Scurati, "la sua opinione va rispettata: ha
scritto un pezzo di letteratura coerente che io condivido
personalmente, ma che si può anche non condividere formalmente.
Ma non esiste che lui venga zittito". "Stiamo tornando indietro:
ogni giorno si cerca di farci far un passo indietro. E siccome
già sono stati fatti tanti passi indietro è criminale perdere
tempo ed energia" per far fare altri passi indietro alle donne
mentre la società è vittima di "un'ondata di analfabetismo di
ritorno, di nuova povertà, di sanità che non funziona più mentre
il paese invecchia. Sono tanti i problemi e le priorità che la
politica non vuole vedere, perché è diventata questa cosa qui:
un'infinita campagna elettorale in cui si piega ogni problema al
proprio tornaconto elettorale. Noi cittadini siamo stanchi di
tutto questo". Certo, conclude la scrittrice, "ora abbiamo la
destra al governo ed è logico che siamo su posizioni diverse: ma
a me non fa paura la contestazione".
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