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Ravera, Roccella? La contestazione non può mai far paura

Ravera, Roccella? La contestazione non può mai far paura

"Chi difende la 194 non attacca la maternità"

ROMA, 09 maggio 2024, 17:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Francesca Chiri) "Queste ragazze che hanno contestato Roccella non hanno sparato, hanno contestato: e chi ha posizioni come quelle della ministra deve mettere in conto le contestazioni" da parte di chi "difende le conquiste di libertà del femminismo, conquiste delle loro mamme e delle loro nonne".
    Lo dice Lidia Ravera, scrittrice e giornalista con alle spalle anni di militanza femminista e di sinistra, commentando con l'ANSA le contestazioni alla ministra della Famiglia agli Stati generali della natalità.
    "La 'censura' a Scurati e Roccella sono la stessa cosa? No, sono fatti molto diversi. La politica in questioni che riguardano le libertà delle donne dovrebbe stare fuori dalla porta. La politica dovrebbe restare fuori dai fatti della vita, perché costringere una donna a partorire un bambino quando non se la sente, produce due esseri infelici" afferma Ravera. Che risponde anche alla ministra, secondo la quale le contestazioni andate in scena agli Stati generali della natalità dimostrerebbero non solo una "censura verso il governo, ma una profonda ostilità verso la maternità e la paternità". "Chiariamo subito: una cosa è la maternità, altra è la legge 194. Sono due cose diverse: la 194 è una legge di libertà e civiltà che riconosce l'ovvio diritto di noi donne di decidere se vogliamo diventare madri, perché una cattiva madre crea un bambino infelice. La maternità è un atto volontario e non accetto che nessuno dica a me che non rispetto chi difende la maternità".
    "Personalmente - aggiunge Ravera - penso che bisognava lasciar parlare la ministra e non tanto per garantismo, ma per difenderci: credo che l'idea di far entrare i militanti pro-vita nei consultori sia un abominio, qualcosa che ci riporta indietro nel tempo. E soprattutto illegittima. Non è tollerabile l'ipotesi che ci siano delle militanti politiche nei consultori che interferiscono sulle decisioni delle donne in un momento così drammatico della loro vita". "Purtroppo - prende atto la scrittrice - ormai vediamo che bisogna ripartire sempre dai fondamentali. Ora la politica è solo slogan per acquisire posizioni di potere". La politica, il suo appello, "resti quindi fuori dai fatti della vita: deve rispettare il fatto che sono le donne ad avere nel loro corpo quel dispositivo che genera l'essere umano. Questa è una enorme responsabilità. E siamo stufe noi che difendiamo la libertà delle donne di essere trattate da befane: noi che i figli li abbiamo fatti quando li abbiamo voluti, siamo delle brave mamme". Quanto al caso Scurati, "la sua opinione va rispettata: ha scritto un pezzo di letteratura coerente che io condivido personalmente, ma che si può anche non condividere formalmente.
    Ma non esiste che lui venga zittito". "Stiamo tornando indietro: ogni giorno si cerca di farci far un passo indietro. E siccome già sono stati fatti tanti passi indietro è criminale perdere tempo ed energia" per far fare altri passi indietro alle donne mentre la società è vittima di "un'ondata di analfabetismo di ritorno, di nuova povertà, di sanità che non funziona più mentre il paese invecchia. Sono tanti i problemi e le priorità che la politica non vuole vedere, perché è diventata questa cosa qui: un'infinita campagna elettorale in cui si piega ogni problema al proprio tornaconto elettorale. Noi cittadini siamo stanchi di tutto questo". Certo, conclude la scrittrice, "ora abbiamo la destra al governo ed è logico che siamo su posizioni diverse: ma a me non fa paura la contestazione".
   

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