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Contro il gender gap, le donne parlino di soldi

Contro il gender gap, le donne parlino di soldi

Azzurra Rinaldi, economista: 'Ecco come scardinare l'impostazione patriarcale'

11 maggio 2023, 14:04

Enrica Di Battista

ANSACheck

La copertina del libro di Azzurra Rinaldi "Le signore non parlano di soldi" (Fabbri) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Azzurra Rinaldi "Le signore non parlano di soldi" (Fabbri) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Azzurra Rinaldi "Le signore non parlano di soldi" (Fabbri) - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Le donne che parlano di soldi sono considerate materiali o volgari, invece dovremmo parlarne e contrattare stipendi e aumenti". Questo uno dei primi passi per accorciare la discriminazione di genere sul lavoro. A dirlo all'ANSA è Azzurra Rinaldi, economista femminista, direttrice della School of Gender Economics all’Università di Roma Unitelma Sapienza.

 

 

Azzurra Rinaldi ha scritto un libro dal titolo "Le signore non parlano di soldi. Quanto ci costa la disparità di genere?", appena uscito per Fabbri Editori. Un volume di 200 pagine puntellato di dati e ricerche, di studi e ricostruzioni storiche messi insieme con un taglio pop, dove sono citate perfino Biancaneve e Barbie.

Il libro parte dall’analisi delle attività di cura (il lavoro non retribuito), ancora oggi in tutto il mondo al 75% sulle spalle delle donne, che come equilibriste (come le definisce lo studio di Save the Children) si moltiplicano tra figli, genitori, casa, famiglie allargate. Ed è tutta ricchezza persa: nel 2019 il lavoro non retribuito avrebbe prodotto 11 miliardi di dollari (dati Oxfam). Occorre allora ripensare la cura: sia nella narrazione comune sia nella progettualità dello Stato, evidenzia l'economista.

Nel mondo lavora il 47,3% di donne, secondo la Banca mondiale. Nel 1990 erano il 51,2%. Quindi le donne al lavoro sono sempre meno. Perché sono oberate dal lavoro di cura e spesso lasciano la propria occupazione dopo la nascita dei figli. Altre volte rinunciano alla carriera o ridimensionano la loro presenza con un part-time o con lo smart working.

Con la pandemia la situazione delle donne è peggiorata: in Italia su 101mila posti di lavoro persi nel 2020, ben 99mila appartenevano a donne. A causa della "distribuzione patriarcale del lavoro, assistiamo a un gender gap sia verticale (impedisce di raggiungere posizioni apicali che sono anche più retribuite) sia orizzontale (relega la donna in alcune tipologie di lavoro)", scrive Rinaldi. E’ donna solo il 5% dei CEO (Chief Executive Officer) nel mondo.

Occorre, secondo l'economista, migliorare sulla strada dei congedi per una genitorialità condivisa: non solo una conquista per le donne ma anche un riconoscimento per la figura paterna. Tra i vecchi concetti che Azzurra Rinaldi scardina tramite i dati, quello secondo cui "se le donne stanno a casa a guadagnarci è la famiglia". "Bassi tassi di donne al lavoro sono associati a bassi tassi di natalità. E tra i Paesi che più penalizzano le madri c’è l’Italia", afferma l'economista.

È necessario smantellare un altro luogo comune, frutto di "millenni di educazione alla competizione femminile", quello che vuole le donne come le peggiori nemiche delle donne. "La rivalità tra donne è prevista dall’ordine patriarcale, afferma la filosofa Luce Irigaray", ci ricorda la docente, sottolineando l’importanza, anche in termini economici, della sorellanza.

Veniamo poi a un dato allarmante. In Italia oltre un terzo delle donne non è titolare di un conto corrente personale. Una condizione "che porta alla sudditanza nei confronti degli uomini e alla violenza economica, che è spesso legata a quella fisica".

enrica.dibattista@ansa.it

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