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Il riscatto dei bambini nel docufilm 'Le cicogne di Chernobyl'

Il riscatto dei bambini nel docufilm 'Le cicogne di Chernobyl'

Anteprima a Roma il 15 marzo, debutto in Sardegna il 19

CAGLIARI, 12 marzo 2024, 17:54

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Un documentario per ripercorrere le vicende legate al disastro nucleare di Chernobyl, seguendo poeticamente le tracce dei piccoli protagonisti, reduci, a volte, da una storia dolorosa riscattata dall'amore, dall'accoglienza e dalla solidarietà di tante famiglie italiane che hanno aperto il cuore e la propria casa a migliaia di bambini provenienti dai territori contaminati. "Le cicogne di Chernobyl", primo lungometraggio scritto e diretto da Karim Galici, regista, sceneggiatore, attore e manager culturale di Cagliari, è stato presentato oggi con l'annuncio di due proiezioni: anteprima nazionale il 15 marzo alle 16, nella Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese, debutto in Sardegna il 19 marzo alle 20 al Cinema Greenwich d'Essai di Cagliari.
    Il docufilm, ultimo capitolo della trilogia che insieme all'Associazione Cittadini del Mondo il regista ha voluto dedicare all'incontro fra culture, nazionalità diverse con un particolare focus sull'Europa Orientale, è un insieme di racconti dove le esperienze vissute dai protagonisti scorrono in un flusso di rimandi e flash back per ricongiungersi continuamente con il disastro nucleare da cui tutto è partito.
    Storie, non solo di distruzione, ma anche di ponti che si sono costruiti tra persone e popoli. In particolare, il racconto si sofferma sulle nuove vite degli 'ex bambini di Chernobyl' dopo l'esperienza nel nostro paese, mettendo in luce la generosità delle famiglie, ma anche la forza dei ragazzi che hanno trovato con coraggio la determinazione di 'rinascere'.
    "Da anni - racconta Karim Galici - pensavamo di raccontare con un docufilm il Progetto Chernobyl e fin dall'inizio mi sembrava una bell'idea di resilienza: una parola spesso abusata, ma in questo caso calzante, anche da un punto di vista psicologico, con la capacità di reagire che hanno avuto i bambini delle zone radioattive, superando traumi e difficoltà e trovando l'equilibrio in una nuova vita. La realtà dei loro racconti è andata però oltre ogni immaginazione. Mi ha ricordato quanto può essere diversa l'infanzia a seconda di dove nasci e che non sempre corrisponde al momento più bello della vita".
    Le riprese del documentario seguono un taglio registico che miscela sapientemente il linguaggio del reportage a quello poetico dell'occhio di Karim Galici. Immagini forti, filmati di repertorio, spaccati di quotidianità familiare, testimonianze e ricordi sono armonizzati da un'eccellente colonna sonora.
   
   

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