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Congresso dei Cln di 80 anni fa, primo passo verso la democrazia

Congresso dei Cln di 80 anni fa, primo passo verso la democrazia

Mattarella domani a Bari per celebrazioni al Piccinni

BARI, 28 gennaio 2024, 17:49

Redazione ANSA

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di Paola Laforgia (ANSA) - BARI, 28 GEN -  In una città liberata dal fascismo e occupata dalle forze alleate, impoverita dalla guerra e devastata dal bombardamento del porto di poco più di un mese prima da parte dei tedeschi in ritirata, il 28 e 29 gennaio del 1944 a Bari i partiti antifascisti che aderivano ai Comitati di liberazione nazionale per la prima volta si riunirono in via ufficiale ponendo le basi per il futuro assetto istituzionale dell'Italia democratica e repubblicana. Il congresso dei Cln si svolse nel teatro Piccinni contornato dalle macerie di altri palazzi e domani il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parteciperà nello stesso teatro ad una cerimonia per gli 80 anni dell'evento.
L'evento fu organizzato tra mille ostacoli. "Inizialmente si sarebbe dovuto fare a Napoli, ma le forze monarchiche e di Badoglio (il governo si era trasferito a Brindisi) si opposero in ogni modo sostenendo che la sede fosse troppo vicina al fronte - racconta lo storico Vito Antonio Leuzzi che dirige l'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea -. Si individuò quindi Bari come sede ma quelle stesse forze continuarono ad opporsi fino all'ultimo tentando di bloccare l'arrivo dei congressisti anche diffondendo notizie false su una epidemia in atto. Ci furono anche tentativi di rapire i congressisti".
Introducendo i lavori, Michele Cifarelli, magistrato e segretario del comitato organizzatore che poi sarebbe divenuto senatore, assicurò che il congresso si sarebbe svolto senza disordini. E così fu, grazie anche alle imponenti misure di sicurezza delle forze alleate e dei carabinieri.
Ad aprire i lavori fu Benedetto Croce e nei due giorni del congresso - spiega ancora Leuzzi - si discusse molto tra le forze più radicali e quelle moderate ma alla fine si giunse ad una mozione unitaria votata all'unanimità che chiedeva l'abdicazione del re indicato come "responsabile delle sciagure del Paese", si "dichiarava la necessità di arrivare alla formazione di un governo con pieni poteri con la partecipazione dei partiti del congresso che intensificasse il sostegno alla guerra e si deliberava la costituzione di un giunta esecutiva permanente". L'evento ebbe molta eco sulla stampa internazionale tanto che il NYT riportò interamente la mozione approvata e Radio Londra ne parlò così: "In Italia succede una cosa incredibile, ci si può riunire e parlare liberamente".
"I partiti del Cln erano tutto sommato concordi con qualche differenziazione - spiega lo storico e filologo Luciano Canfora che domani terrà una lectio magistralis alla cerimonia con Mattarella - la posta in gioco era chiedere l'abdicazione del re, il quale non intendeva affatto abdicare. Altrettanto delicato era il problema se sostituire il capo del governo peraltro non solo microscopico ma anche sotto tutela alleata".
"Si può dire che il congresso aveva fatto un lavoro politico culturale - aggiunge Canfora - ma la situazione rimase bloccata per altri due mesi e in un certo senso, con la mozione approvata, era stato accettato non solo che il re continuasse a rimanere al suo posto nonostante l'impegno alla luogotenenza del figlio dopo la liberazione di Roma e dall'altro ad entrare nel governo Badoglio". "Una capitolazione? Sì e no - dice Canfora - nel senso che la vera positiva risultanza fu di impedire che il sud tornato sotto l'amministrazione del governo di Brindisi che si sposta a Salerno diventasse la Vandea. Non mancavano gli elementi in tal senso: la monarchia si inventò un partito praticamente neo fascista che era contro gli altri sei partiti del Cln. La Vandea fu nei limiti del possibile bloccata e lo si vide al referendum quando il sud votò sì monarchia ma non con quel divario che i monarchici speravano".  

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