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“Cronache di un’apocalisse annunciata”, una raccolta di riflessioni sulla pandemia e oltre

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“Cronache di un’apocalisse annunciata”, una raccolta di riflessioni sulla pandemia e oltre

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Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Il nuovo libro di Giuseppe Magnarapa propone un’analisi critica della comunicazione e delle decisioni delle istituzioni durante la pandemia da Covid-19, lanciando il suo sguardo verso le sfide del futuro

29 febbraio 2024, 13:44

NEW LIFE BOOK

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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“Questo libro è dedicato a coloro che hanno avuto di che soffrire a causa della recente pandemia: cioè a tutti noi. Ma è anche un sentito ringraziamento alle persone che mi hanno permesso di arricchirlo con le loro testimonianze individuali relative a fatti documentati drammatici o tragici, ma anche paradossali e grotteschi vissuti sulla propria pelle o su quella dei loro familiari, dei loro amici, delle persone amate ed anche di quelle non amate”.

Con queste parole si apre l’ultima interessante opera letteraria di Giuseppe Magnarapa, “Cronache di un’apocalisse annunciata” (Gruppo Albatros il Filo, 2023). Nel ricordare gli anni duri e infausti della pandemia da Covid-19, il neuropsichiatra e scrittore romano si offre di analizzarli con senso critico, lontano dai condizionamenti che una conoscenza parziale degli eventi inevitabilmente porta con sé. Per farlo, si serve di una documentazione accurata composta da estratti di decreti ministeriali, dal contenuto dei form fatti sottoscrivere durante le vaccinazioni, ponendo l’attenzione su quelle che ritiene essere le incongruenze e gli errori di comunicazione perpetrati, complici l’urgenza e la confusione di un tempo drammatico. L’appello in cui l’autore si lancia è un richiamo alla consapevolezza: è in essa, infatti, che Magnarapa individua lo strumento d’elezione per affrontare le più gravi difficoltà e, con buona speranza, superarle.

“Cronache di un’apocalisse annunciata” è una raccolta di riflessioni che l’autore ha iniziato a collezionare, per la prima volta, il 18 gennaio 2022. La sua ricerca trova un fulcro nella comunicazione offerta dalle istituzioni, ritenuta lacunosa o addirittura fallace, in certi casi. I suoi dubbi si estendono al modo in cui venivano veicolate le informazioni relative ai numeri della pandemia e ai sintomi dell’infezione, alla prassi da seguire in caso di tampone positivo o di ricovero in ospedale e così via. Per evidenziare quali e quanto gravi siano le conseguenze di una comunicazione non trasparente e informata, Magnarapa riconduce le reazioni di un gran numero di persone al cosiddetto Effetto Werther, relativo ai meccanismi della comunicazione di massa.

Nella sua disamina relativa alle campagne di sensibilizzazione, strutturate in modo da invogliare le persone a sottoporsi al vaccino anti-Covid, l’autore esprime una serie di perplessità, offrendo un parallelismo tra questa narrazione e quella relativa all’HIV e alla impossibilità di trovare un vaccino, nonostante le presunte analogie strutturali tra l’uno e l’altro. Magnarapa si appella inoltre alla necessità, in circostanze tanto gravi e delicate, di un lavoro sinergico tra clinica medica e statistica sanitaria per favorire sia l’interesse del singolo che il bene della collettività: se da una parte infatti è importante calcolare i numeri dell’emergenza per poterla fronteggiare nel migliore dei modi, dall’altra è necessario che il paziente non sia inglobato in una mera definizione numerica, ma che venga considerato come individuo con una storia clinica a sé, per la quale dunque i sintomi e gli effetti del Covid possono manifestarsi in maniera più o meno significativa.

Il grande rischio segnalato dall’autore, figlio della comunicazione di massa e della globalizzazione, è quello di semplificare eccessivamente le posizioni all’interno di un dibattito, di qualsiasi natura esso sia, formando la fazione del “noi” e ponendola in strenua opposizione al “loro”. Si formano così due estremi senza sfumature, il bianco e il nero nei quali non c’è possibilità di dialogo, ma soltanto due fortezze contrapposte che tentano di espugnarsi a vicenda, per conquistare la ragione assoluta. Magnarapa difende invece il libero pensiero e con esso il libero arbitrio, attraverso il quale è possibile posizionarsi in un luogo intermedio, una zona grigia, ma non per questo confusa. Al contrario, nel grigio si individuano la ragionevolezza e il compromesso, la capacità di rimuovere i paraocchi di una comunicazione unidirezionale e guardarsi intorno, restituendo complessità alla realtà in cui viviamo. Non sempre esiste dunque una risposta che spazzi via ogni alternativa, ogni possibilità di dialogo, incontro o confronto. Al contrario, l’invito dell’autore è di ascoltare le voci inascoltate, le opinioni scarsamente considerate dalla cultura mainstream e valutarle con i propri strumenti, senza che sia qualcun altro a decidere al proprio posto ciò che è giusto e ciò che non lo è.

Giuseppe Magnarapa offre una serie di puntuali elementi di riflessione anche in merito alla gestione del lockdown, non concentrandosi unicamente sulla situazione in Italia, ma guardandosi intorno a trecentosessanta gradi, soffermandosi in particolar modo sugli Stati Uniti. Scrive: “È accaduto così, che mentre in alcuni Stati, come la California, sono state adottate misure prevalentemente repressive (Lock-down, chiusure, divieti di assembramento ed obblighi di mascherine sia al chiuso che all’aperto, vaccini obbligatori per tutti, ivi compresi personale sanitario e Forze dell’Ordine), in altri, come la Florida, ci si è regolati in base al numero dei contagiati dei ricoverati e, ovviamente, dei deceduti, per dosare i provvedimenti, secondo la necessità del momento e il trend dei dati statistici relativi all’epidemia. Questa distinzione ha in parte rispecchiato l’orientamento politico dei rispettivi governatori, come è accaduto in misura evidente nei due Stati citati”. Non solo prevenzione e sicurezza, dunque, ma anche ideologia politica e strategia comunicativa hanno influenzato le decisioni di chi, trovandosi a dover decidere per il proprio Paese, ha promulgato direttive più o meno restrittive per il contenimento della pandemia. Alla gestione del lockdown e dell’obbligo vaccinale l’autore aggiunge una disamina sulla gestione del lavoro e della scuola, dalle minacce di licenziamento all’allontanamento forzoso di sanitari o educatori per via delle proprie posizioni in merito alla vaccinazione.  Il suo punto di vista apre la riflessione sulla necessità di una via media, che offra soluzioni, piuttosto che creare ulteriori problemi.

Se la pandemia da Covid-19 è apparsa all’opinione comune tanto grave quanto una Terza Guerra Mondiale, nessuno si sarebbe aspettato che scoppiasse, nel frattempo, una guerra vera e propria, drammatica e sanguinosa. L’aggressione militare russa all’Ucraina e la guerra che ne è conseguita sono un altro dei grandi temi di attualità affrontati in questo volume, e che l’autore invita più che mai a non trattare con leggerezza o pressappochismo. In questa occasione, come durante il Covid, la proliferazione di fake news diventa quanto mai rischiosa, l’autore invita dunque ancora una volta alla prudenza e al pensiero critico, per non lasciare che il nostro accesso alle informazioni e la nostra capacità di discernimento possano essere viziate dalla comunicazione altrui, pur persuasiva che sia.

Con la sua prosa determinata e tagliente, “Cronache di un’apocalisse annunciata” è un libro che non fa sconti e non cede ai perbenismi. Magnarapa sottolinea la necessità di non lasciarsi trasportare per inerzia dal flusso delle informazioni, ma di avere il coraggio di farsi portavoce di un pensiero singolare, autonomo, che abbia al centro la consapevolezza e soprattutto la libertà.

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