"Di questi 25 anni, ho in mente un
personale album di istantanee, di immagini mentali che ora, in
un momento di sovrabbondanza visiva e informativa, mi sembrano
persino più nitide delle fotografie. Non seguono una cronologia.
Sono opere, mostre, persone che raccontano una storia e,
insieme, direzioni e modi di intendere la progettualità, la
produzione artistica, la curatela, l'educazione, il rapporto con
il pubblico. L'accessibilità, come esperienza fisica e
democratica della cultura contemporanea". Lo scrive Patrizia
Sandretto Re Rebaudengo in una lettera che domani 6 aprile
verrà inviata agli iscritti alla newsletter- "Il 6 aprile del
1995, con mio marito Agostino e i miei genitori, firmavamo a
Torino l'atto costitutivo di una nuova istituzione che univa i
nostri nomi all'arte, a una serie di responsabilità, missioni e
propositi assunti 'per l'arte'. Ero felice. Avevo fortemente
voluto quel passaggio dalla collezione privata alla dimensione
aperta e condivisa della Fondazione.", dice Patrizia Sandretto.
Sfilano le immagini delle grandi sculture di Paul Kneale a
Guarene, della mostra Campo del 1995, una delle prime della
Fondazione, dell'iniziativa Reboot The Planet! del 2016 con gli
studenti del Liceo Artistico Cottini, dell'inaugurazione della
sede a Torino nell'estate del 2002. Il ricordo più recente è
Emissary in the Squat of Gods, personale di Ian Cheng, aperta il
23 aprile 2015. "Da questo itinerario - condiviso giorno per
giorno con ognuna delle persone che compongo il mio staff, alle
quali va il mio grazie una a una - proviamo oggi ad attingere
l'energia per pensare, ripensare, figurarci, per quanto
possibile, i cambiamenti del mondo che viene", conclude Patrizia
Sandretto.
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