Un sentimento di rabbia e
delusione. E' questo quello che traspare dalle parole di
Fabrizio Della Corte, direttore generale del King Mokinba hotel
che si trova nel centro di Milano e che ha ricevuto lo sfratto
dalla proprietà dell'immobile perché era in procinto di
diventare Covid hotel e quindi di ospitare persone positive in
isolamento.
La catena ha già un Covid hotel a Milano, il Baviera, e
puntava a replicare l'esperienza "prima di tutto per senso
civico, per aiutare le tante persone che adesso sono in
difficoltà - ha spiegati Della Corte -, per fare qualcosa per
Milano in un momento di emergenza. E secondariamente per andare
avanti a lavorare dopo che siamo fermi da 8 mesi e riuscire a
portare a casa almeno i soldi dell'affitto".
Le 48 camere dell'hotel nel centro di Milano, rinnovate
interamente a febbraio con un investimento di 1 milione di euro
e poi rimaste chiuse per il lockdown, erano già pronte per
ospitare i pazienti Covid, quando è arrivata la comunicazione
dello sfratto per una presunta rata dell'affitto non pagata.
"Abbiamo pagato la rata di novembre in ritardo di 15 giorni - ha
continuato Dell'Acqua - in tanti mesi di chiusura la proprietà
non ci è mai venuta incontro e anzi ha usato questo ritardo come
scusa per cacciarci dopo 35 anni di gestione in cui non abbiamo
mai dato problemi". La verità, secondo il direttore dell'hotel,
è che la proprietà "pensa che un Covid hotel possa rovinare
l'immagine della via, del vicinato, e anche la loro. Sono
persone che non sanno cosa sia la parola umanità". Adesso i
legali dell'hotel stanno avviando la procedura per fermare lo
sfratto "e poi tenteremo di diventare un Covid hotel ma non so
come andrà a finire".
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