"In un attimo si sono girati e si
sono avventati su di noi senza dire una parola, senza
qualificarsi. L'uomo piu' grande, era una montagna, mi ha
buttato per terra e ha messo tutto il suo peso su di me. Ero con
la schiena sull'asfalto, ricordo molto poco dei minuti
successivi se non un senso di choc". Lo afferma Finnegan Lee
Elder nel corso di dichiarazioni spontanee nel processo che lo
vede imputato di concorso in omicidio del vicebrigadiere Mario
Cercello Rega assieme a Gabriele Natale Hjorth.
"Ricordo le sue mani sul petto e poi sul mio collo con una
pressione come se stesse cercando di soffocarmi mentre tentavo
di divincolarmi - ha aggiunto -. Ho provato panico e ho pensato
volesse uccidermi. Quando ho sentito le sue mani sul collo
istintivamente ho preso il coltello e l'ho colpito per
togliermelo di dosso. Non pensavo a nulla ero solo terrorizzato.
E' durato tutto pochi secondi".
Il ventenne ha aggiunto: "ho avuto l'impressione che stesse
cercando qualcosa. Dopo alcuni colpi mi ha afferrato la mano
dove tenevo il coltello e ha cercato di rivolgerla verso di me.
Ho cambiato mano e ho continuato a colpirlo. Tutto è successo
velocemente. La mia volonta' era liberarmi dal peso di quella
persona. Quegli uomini ci hanno aggredito e sembrava che
volessero farci del male, non hanno mostrato alcun tesserino di
identificazione. Non hanno mai detto polizia o carabinieri,
parola che non avrei comunque capito. Ho appreso il significato
della parola carabinieri solo dopo che sono stato arrestato".
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