Il coronavirus rischia di dare il
colpo di grazia alle popolazioni indigene dell' Amazzonia già
minacciate pesantemente dall' attacco sistematico al grande
polmone verde del pianeta provocato dai minatori, dai
taglialegna e dagli allevatori di bestiame. Serve perciò un
movimento internazionale che faccia pressione politica sul
governo del Presidente brasiliano Bolsonaro per evitare il
contagio e la distruzione delle genti che vivono nella foresta,
esposte ancor di più al virus per la loro incapacità a
sviluppare anticorpi. E' l' appello lanciato dal grande
fotografo Sebastiao Salgado con la moglie Lélia Wanick, che ha
ribadito l' importanza di questa battaglia in un colloquio
online con la presidente del MaXXi, Giovanna Melandri, diffuso
sui canali social del museo. Il grande spazio espositivo della
capitale l' anno prossimo ospiterà in anteprima mondiale la
mostra di immagini scattate da Salgado tra le tribù del'
Amazzonia per un un progetto che lo ha impegnato negli ultimi
dieci anni.
Salgado punta il dito contro Bolsonaro, "eletto
dall'agrobusiness e sostenuto da gruppi religiosi evangelici che
vogliono conquistare le anime degli indios''. Notizie recenti
hanno segnalato che ci sono stati 120 indios infettati e 38
morti nelle zone suburbane delle grandi città come Manaus. "L'
esercitò potrebbe fare molto per aiutarli - dice Salgado - ma ha
bisogno di un mandato esplicito. Per questo l' obiettivo del
manifesto è creare una task force per l' impiego militari in
difesa delle popolazioni indigene''. La pressione sul governo
brasiliano, precisa, deve essere esclusivamente politica,
puntando al coinvolgimento internazionale.
Il maestro della fotografia ha cominciato a dedicarsi al
progetto nel 2011 e per sette anni si è avvicinato con tutte le
precauzioni (autorizzazioni, esami medici, quarantene per non
provocare contagi…) a più riprese a 12 comunità difficili da
incontrare. Il progetto fotografico sarà presentato a Roma,
Parigi, San Paolo e Rio De Janeiro.
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