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Opere e archivio di Luigi Varoli tornano nella casa-studio

Opere e archivio di Luigi Varoli tornano nella casa-studio

A Cotignola dal 27 aprile il mondo dell'artista della cartapesta

BOLOGNA, 26 aprile 2024, 11:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo quattro anni gli oggetti, le opere e l'archivio dell'artista della cartapesta Luigi Varoli (Cotignola, 1889-1958) tornano ad abitare la sua casa-studio, ristrutturata e ampliata, che riapre al pubblico il 27 aprile nella cittadina ravennate. Durante questo lungo cantiere, dilatato anche dall'emergenza pandemica, il Museo Civico Luigi Varoli ha incrementato il patrimonio tramite nuove acquisizioni e ha portato avanti la produzione di opere contemporanee in dialogo con le collezioni.
    Nel 1922 Luigi Varoli allestisce il suo studio in un edificio collegato allo storico Palazzo Sforza. I bombardamenti su Cotignola nel 1944-45 non risparmiano né lo studio né la casa del Maestro: dopo la guerra l'edificio sforzesco viene ricostruito per ospitare abitazione e studio, e alla morte dell'artista viene donato al Comune. Dal 1991 fa parte del Museo Civico Luigi Varoli e nel marzo 2023 ottiene dalla Regione il marchio 'Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna'. Il nuovo ampliamento è avvenuto grazie all'acquisto di un edificio attiguo, che ha permesso di accogliere una sezione storica rinnovata, dedicata a due importanti avvenimenti della seconda guerra mondiale. Il primo riguarda l'ospitalità e la protezione offerte ad alcune famiglie di ebrei perseguitati, all'interno dell'edificio ora sede di Casa Varoli, uno dei luoghi simbolo di una resistenza che coinvolse l'intera comunità; iI secondo è il fronte sul fiume Senio che si svolse da novembre 1944 al 10 aprile 1945 fra le forze tedesche e quelle britanniche, che terminò con la quasi completa distruzione di Cotignola.
    Nella casa si incontrano bestiari selvatici, crani, corna e teschi di animali, gessi per la copia e il disegno, vecchie fotografie quadrettate per ritratti, crocifissi antichi e madonne in ceramica e legno, facce, teste e maschere scolpite, disegnate, dipinte e in cartapesta. Non mancano spartiti e rari strumenti musicali, una biblioteca con il celebre "libro imbullonato" del futurista Fortunato Depero, giocattoli e opere dei suoi molti allievi e amici, come Mattia Moreni e Francesco Balilla Pratella.
   

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