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Federfuni, per l'Appennino periodo nero, bene per le Alpi

Federfuni, per l'Appennino periodo nero, bene per le Alpi

Investire su innevamento, ma diversificare con bike e sentieri

USSITA, 02 marzo 2024, 16:46

Redazione ANSA

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"Per l'Appennino italiano si attende la fine di della stagione invernale per mettere in archivio uno dei periodi più negativi della storia": a dirlo è Andrea Formento, presidente Federfuni Italia, che raccoglie i gestori di impianti di risalita, commentando l'andamento climatico e quindi turistico, nei mesi a cavallo tra il 2023 e il 2024, in vista del tavolo per lo sviluppo della montagna appenninica presso il Ministero del Turismo il prossimo 7 marzo.
    Formento parla di "una delle stagioni più incerte di sempre da un punto di vista meteorologico, che ha visto ancora una volta la montagna italiana registrare due andamenti in netta antitesi tra loro: se il versante alpino può ritenersi soddisfatto" per le presenze, "lo stesso non può dirsi per il versante appenninico" "Al netto dell'andamento discordante, anche questa stagione ha dimostrato come il complesso turistico della montagna italiana, grazie alla tecnologia, agli investimenti, alla caparbietà degli imprenditori e alla visione positiva della politica locale, regionale e nazionale sia in grado di reggere il peso del cambiamento climatico, del quale non possiamo e non vogliamo disconoscere l'esistenza", aggiunge Formento.
    La montagna ha retto grazie anche ai "250 milioni di euro" stanziati dal Ministero del Turismo per gli impianti di risalita e gli adeguamenti infrastrutturali e alle "azioni di pianificazione e promozione in chiave di sostenibilità". Ma "l'aspetto critico che riguarda l'impossibilità di sostituire il prodotto neve, naturale o programmato che sia, deve essere interpretato come un'opportunità strategica di sviluppo e diversificazione, anche in ottica di destagionalizzare", di passare da "un modello stagionale-polarizzato a uno multi-asset", come prevede il Piano Strategico del Turismo 2023-2027. Significa anche "discostarsi dall'idea di nascondersi dietro al cambiamento climatico come giustificazione per non affrontare il problema, lasciando che la montagna muoia, e, con essa, l'economia legata alla neve", evidenzia Formento, ricordando che il sistema economico invernale "garantisce oltre 100mila posti di lavoro con un giro d'affari complessivo di quasi 22 miliardi di euro". "Noi siamo convinti, e i dati di quest'anno ce lo confermano - insiste -, che, pur nell'annata più disgraziata di sempre, le 'finestre' di freddo siano una caratteristica che contraddistinguerà anche il futuro delle nostre montagne, ed è quindi necessario continuare nella politica di sostegno agli investimenti negli impianti d'innevamento programmato anche e soprattutto in Appennino". Ma "è necessaria anche una politica di diversificazione dell'offerta turistica. I nostri associati si sono contraddistinti anche in investimenti che vanno oltre la parte invernale: strutture per le bike, la sentieristica in quota e strutture per le famiglie". "In questo modo - conclude - agiamo contro la desertificazione della montagna, che ricopre il 58,2% del territorio italiano e accoglie una popolazione di 14 milioni di abitanti distribuiti in oltre 4.200 Comuni".
   

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