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Divora i suoi pianeti una stella su 12, lo dicono le loro gemelle

Divora i suoi pianeti una stella su 12, lo dicono le loro gemelle

Fa luce sull’evoluzione di sistemi planetari

22 marzo 2024, 07:35

di Benedetta Bianco

ANSACheck

Rappresentazione artistica di un pianeta che viene divorato dalla sua stella (fonte: International Gemini Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/M. Garlick/M. Zamani, CC BY 4.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una stella su dodici è una divoratrice di pianeti: a svelare queste ‘abitudini alimentari’ così aggressive sono le loro gemelle, cioè stelle che sono nate dalla stessa nube molecolare e che quindi dovrebbero essere identiche. Invece, nell’8% delle 91 coppie studiate la composizione di una delle due gemelle differisce dall’altra, a causa del fatto che si è nutrita di pianeti o di materiali provenienti da dischi di formazione planetaria.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve al gruppo di ricerca guidato dall’australiana Monash University e getta nuova luce sullo studio dell’evoluzione dei sistemi planetari. I risultati sono stati possibili grazie alla grande quantità di dati raccolta dai due telescopi Magellano gestiti da una serie di istituzioni scientifiche americane, dal Very Large Telescope dello European Southern Observatory e dal telescopio americano Keck alle Hawaii. “Grazie a questa analisi ad altissima precisione, abbiamo potuto vedere le differenze chimiche tra stelle gemelle”, dice Fan Liu, che ha guidato lo studio: “Ciò fornisce una prova molto evidente che una delle stelle ha inghiottito pianeti o materiale planetario e questo ne ha cambiato la composizione”.

Lo studio è particolarmente interessante poiché le stelle considerate nello studio sono nel pieno della loro vita, e non nelle fasi finali come le giganti rosse, che possono inghiottire i loro pianeti più vicini a causa della loro espansione. “Gli astronomi credevano che questo tipo di eventi non fosse possibile, ma dalle osservazioni del nostro studio possiamo vedere che, sebbene la frequenza non sia elevata, in realtà è possibile”, commenta Yuan-Sen Ting dell’Università Nazionale Australiana, co-autore dello studio: “Questo - aggiunge - apre una nuova finestra da valutare per chi si occupa dell’evoluzione dei pianeti”. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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