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Lincei, ai politici Piano quinquennale per la ricerca

Lincei, ai politici Piano quinquennale per la ricerca

Scritto da un gruppo di scienziati, diffuso dall'Accademia

06 settembre 2022, 10:51

Redazione ANSA

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Lincei, ai politici Piano quinquennale per la ricerca (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lincei, ai politici Piano quinquennale per la ricerca (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Lincei, ai politici Piano quinquennale per la ricerca (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Finanziare solo progetti scientifici di qualità, aumentare il numero di ricercatori e dare loro sicurezza sul futuro e strumentazioni adeguate, rendere più meritocratici i criteri di assegnazione delle risorse: sono questi i punti fondamentali del Piano quinquennale 2023-2027 per la ricerca pubblica stilato da un gruppo di scienziati italiani e diffuso dall’Accademia dei Lincei. Il documento è rivolto ai politici perché nei loro programmi elettorali diano alla scienza il peso che merita. “Il futuro dell’Italia si gioca su scienza e ricerca”, scrivono i firmatari Ugo Amaldi, Luigi Ambrosio, Luciano Maiani e Angela Santoni.

Il testo è il punto di arrivo di un processo iniziato nel marzo 2021, con l’Appello al Governo e al Parlamento di un gruppo di ricercatori di primo piano, compreso il Nobel Giorgio Parisi, per evitare sprechi nell’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). I firmatari rilevano che dopo molti anni la ricerca pubblica in Italia ha i fondi per poter fare progetti a medio termine. Ma, si chiedono "che cosa accadrà a più lungo termine, quando nel 2026 i fondi del Pnrr saranno finiti”.  La risposta è nel Piano quinquennale diffuso oggi, frutto di un tavolo tecnico istituito dal ministero per la Ricerca nel marzo scorso e coordinato da Luigi Ambrosio. Il documento viene ora reso pubblico affinché entri a far parte del dibattito sociale e politico. 

     "Senza risorse crescenti nel tempo – per un totale di 10, 4 miliardi negli anni 2023-2027 – la spinta propulsiva dei fondi Pnrr si esaurirà, cosicché il rapporto tra spese in ricerca pubblica e Pil, dopo aver raggiunto nel 2024 lo 0,71%, scenderà nel 2028 allo 0,55%, com’era prima della pandemia", si legge nel documento. 

      Eppure, osservano i firmatari. "la pandemia del Covid 19 e l’emergenza ambientale hanno ridato alla scienza e alla ricerca la centralità che meritano. Alla vigilia delle elezioni politiche è importante che chi si candida alla guida dell’Italia indichi quale politica per la scienza, la ricerca e l’università intenda attuare. Si tratta di un tema cruciale che deve essere discusso e condiviso con tutti i cittadini, perché da esso dipende il futuro dell’Italia". 

    Osservando che "l’Italia non è un Paese che attrae ricercatori, anzi fa fuggire quelli che ha, perché non offre loro sufficienti prospettive", gli autori del documento invitano i politici a "trasformare l’eccezionalità del Pnrr in una situazione strutturale, pianificando e programmando la politica della ricerca per inserirla in una logica di pianificazione e programmazione che non si esaurisca con i fondi europei, che termineranno nel 2026". 

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