Prende il via il progetto di
sorveglianza epidemiologica di Sars-Cov-2 attraverso le acque
reflue urbane (SARI, Sorveglianza Ambientale Reflue in Italia),
che potrà fornire indicazioni utili sull'andamento epidemico e
sull'allerta precoce di focolai nelle prossime fasi
dell'emergenza. Una rete di strutture territoriali che, con il
coordinamento tecnico-scientifico dell'Istituto Superiore di
Sanità e del Coordinamento Interregionale della Prevenzione,
Commissione Salute, della Conferenza delle Regioni e delle
Province Autonome, analizzerà la presenza di tracce di
SARS-COV-2 nelle acque reflue a fini di monitoraggio preventivo
sulla presenza del virus e la sua possibile propagazione in
Italia.
I campioni prelevati prima dell'ingresso nei depuratori dei
centri urbani possono essere utilizzati come 'spia' di
circolazione del virus nella popolazione. Le prime analisi hanno
già consentito di rilevare RNA di SARS-COV-2 in diverse aree del
territorio nazionale nel corso dell'epidemia; inoltre, mediante
indagini retrospettive su campioni di archivio, hanno rivelato
la circolazione del virus in alcune aree del Nord in periodi
antecedenti la notifica dei prima casi di COVID-19.
La rete del progetto SARI includerà strutture territoriali quali
ARPA, ASL, IZS, Università, centri di ricerca e gestori del
servizio idrico integrato: grazie anche al supporto di
Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed
energetiche) oltre 50 gestori hanno aderito su base volontaria
al progetto, mettendo a disposizione specifiche competenze e
proprie strutture.
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