Già dagli inizi della settimana
prossima potrebbero scattare sanzioni per i medici di base che
si rifiutano di aderire alla campagna vaccinale anti Covid-19.
Un caso Sardegna che sta emergendo nel panorama nazionale e che
vede la contrapposizione tra Ats e assessorato regionale della
Sanità, da un lato, e sindacati dei medici di famiglia
dall'altro, con gli ordini professionali provinciali in mezzo a
mediare sull'organizzazione delle somministrazioni.
A prevedere possibili conseguenze per i professionisti in
convenzione è una nota, firmata dal direttore generale
dell'assessorato della Sanità, Marcello Tidore, e indirizzata al
Commissario straordinario Ares-Ats, Massimo Temussi, nella
quale, in merito alle vaccinazioni per le persone allettate
(circa 1.500 in tutta l'Isola), si invita l'Ats "a contestare
gli inadempimenti" eventualmente infliggendo sanzioni e
deferendo le violazioni più gravi al collegio arbitrale
regionale. Secondo i dati in possesso di Ats, infatti, non è
raro che malati cronici o anziani costretti a letto abbiano
contattato direttamente l'ufficio del Commissario per chiedere
supporto per la vaccinazione, a causa della mancata adesione
alla campagna da parte del proprio medico di base.
Da qui la richiesta di chiarimenti al Ministero della Salute che
ha evidenziato come il protocollo d'intesa nazionale sulle
vaccinazioni non obbligatorie, "alle quali è riconducibile la
vaccinazione anti-COVID-19", rientri "tra le funzioni e i
compiti dei medici di medicina generale. Quindi anche
"l'adesione alla campagna vaccinale nazionale anti-COVID-19
costituisce per i medici di medicina generale un obbligo
convenzionale, la cui violazione comporta l'assoggettamento a
rilievi di responsabilità individuale, secondo quanto previsto
dal medesimo Accordo collettivo nazionale". Una nota richiamata
dalla direttiva dello stesso assessorato della Sanità che
ricorda che "nel caso di somministrazione del vaccino a
domicilio a assistiti non deambulanti o con gravi limitazioni
allo spostamento dal proprio domicilio, è consegnato al singolo
professionista, col kit vaccinale, un numero di vaccini non
superiore al 3% proporzionato al numero dei propri assistiti in
carico".
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