"Se i condannati per mafia come
Marcello dell'Utri possono andare a casa ai domiciliari, nella
casa loro, fra le amorevoli braccia della famiglia, cosa
possiamo pensare noi le vittime di mafia? Neppure sotto il
Ministro Orlando, da noi sempre criticato, mai era arrivati a
tanto". Lo sfogo arriva da Giovanna Maggiani Chelli, presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via
dei Georgofili. "I tribunali di sorveglianza sono qualcosa che
noi siamo costretti a guardare con avversità, perché la mafia ci
ha rovinato la vita e le collusioni con la mafia sono state la
causa di dolore e disperazione, perché non hanno mai consentito
a causa di trasversalità, completa giustizia per le nostre
vittime", prosegue la presidente dell'Associazione.
"Non possiamo capire tutti i mal di pancia dei carcerati per
mafia, perché abbiamo malati e disperati di vita, con delle
patologie causa-effetto della strage di via dei Georgofili da
rendere "ridicolo" ogni mal di cuore. "Riina è morto in carcere
con tutte le patologie che aveva, e chiunque abbia legami con la
mafia deve morire in carcere, perché le nostre vittime sono
morte nel loro letto,a causa di "collusioni mafiose" che hanno
indotto Riina a massacrare i nostri figli per avere annullato il
carcere duro, attraverso probabili intercessioni di nascenti
partiti politici. Lo Stato ci deve un processo sulla scia di
indagini in corso per i "concorrenti della mafia" per la strage
di via dei Georgofili e forse solo allora sapremo chi è
innocente rispetto alle stragi del 1993", conclude Maggiani
Chelli.
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