Vendere un bene confiscato deve
essere solo l'ultima ratio di un lungo percorso che, qualora
dovesse manifestarsi, non deve avvenire otre due anni dalla data
di confisca e il prezzo di vendita non deve essere al di sotto
dell'80% del valore ad esso attribuito dall'Agenzia del demanio:
lo ha sottolineato Luigi Gaetti, il sottosegretario agli Interni
con delega all'Antimafia e ai Beni confiscati, in occasione
della quarta edizione di Restart, il festival della creatività
antimafia e dei diritti quest'anno dedicato alla figura di
Danilo Dolci.
Sui testimoni di giustizia, Gaetti si è dichiarato
favorevole a percorsi lavorativi ad hoc che prevedano per loro
"la possibilità di essere assunti all'interno della Pubblica
Amministrazione" e, "qualora abbiano competenze specifiche,
possano lavorare al fianco di amministratori giudiziari nella
gestione dei beni confiscati".
Infine, riguardo il diritto allo studio, il sottosegretario
ha assicurato il suo impegno ad approfondire la mancata
applicazione di quanto previsto dal comma 1-bis dell'art. 48 del
codice antimafia che recita: "L'Agenzia dei beni sequestrati e
confiscati versa il 3% del totale delle somme di cui al comma 1
al Fondo integrativo statale per la concessione di borse di
studio di cui all'art. 18 del d.lgs. 29 marzo 2012, n. 68".
Questo provvedimento - presentato dall'allora deputata Celeste
Costantino, già portavoce di daSud, e approvato a larghissima
maggioranza dal Parlamento - rappresenta uno strumento concreto
per dare utilità sociale ai beni confiscati e rafforzare in
questo modo i presidi antimafia nella nostra società. "La nostra
proposta è quella di darne immediata attuazione", ha dichiarato
in conclusione dell'incontro Danilo Chirico, presidente
dell'associazione daSud.
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