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Negozianti aggrediti a Napoli, "impotenti davanti sua furia"

Negozianti aggrediti a Napoli, "impotenti davanti sua furia"

Ghanese di 22 anni arrestato dai carabinieri a Fuorigrotta

NAPOLI, 01 luglio 2022, 18:59

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(ANSA) - NAPOLI, 01 LUG - "Eravamo impotenti davanti alla sua furia, se avesse avuto tra le mani un coltello, probabilmente non saremmo qui a parlarne". Hanno ancora la paura negli occhi Antonio Scalera e Giovanni Nicolella, i due negozianti aggrediti ieri mattina, verso le dieci, in via Caravaggio, a Fuorigrotta, da un extracomunitario di appena 22 anni, già noto alle forze dell'ordine. Il giovane, Francesco Obi Ken, è stato arrestato dai carabinieri: è già noto alle forze dell'ordine ed è accusato di lesioni aggravate e danneggiamento.
    Prima di rivolgere la sua inspiegabile violenza il ragazzo, evidentemente in uno stato di alterazione psicofisica, già aveva preso di mira altri negozi, quella mattina (un barbiere, il tabaccaio, un pub, un bar e una pasticceria).
    Antonio è un tecnico che ripara computer in un negozio di informatica, Smart Service, mentre Gianni, è il titolare di un'agenzia di servizi che si chiama "Smart più". "La violenza è scattata all'improvviso - aggiungono Antonio e Gianni - senza che ci fosse stata una provocazione, una causa. Si è scagliato contro di noi con una penna impugnata come un pugnale".
    Antonio, intervenuto in soccorso di Gianni, che l'ha chiamato a gran voce quando il giovane nerboruto si è presentato nel suo negozio, è quello che ha avuto la peggio. Nella colluttazione, peraltro immortalata dal sistema di video sorveglianza del suo negozio, la furia del giovane appare inarrestabile: per Antonio 21 giorni di prognosi che serviranno per guarire una "ferita da taglio al gluteo sinistro e contusioni per il corpo", provocate da una grosso pezzo di vetro che il ghanese gli ha lanciato addosso al culmine dello scontro. Una grossa scheggia raccolto dopo avere mandato in frantumi la porta d'ingresso del negozio, con una sedia raccolta in strada, trasformata da rifiuto ad arma.
    "Prima di andare via - ricorda Antonio - mi ha anche minacciato: ci rivedremo, mi ha detto". "Quello che mi ha lasciato l'amaro in bocca - conclude Gianni - è che poteva essere un mio figlio. Non voleva soldi, non voleva acqua, non ha voluto neppure qualcosa da mangiare. Non stava bene, è solo un ragazzo che ha bisogno di aiuto".
   

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