"Sindaci e altri amministratori
non si ritraggono dall'impegno per assicurare condizioni sempre
migliori per una fruizione in sicurezza dell'ambiente montano,
ma questo impegno non può comportare una responsabilità di
carattere penale in caso di incidente". E' quanto si legge in
una nota della Comunità del Parco nazionale della Maiella
riunitasi ieri, a Sulmona, per discutere della sentenza del 23
maggio scorso sul procedimento penale del tribunale di Chieti
che fa riferimento alla morte di Sandra Zanchini, avvenuta nel
giugno 2019 in seguito alla caduta di frammenti di roccia lungo
il sentiero delle Gole di Fara San Martino.
La Comunità del Parco, presieduta da Fabiana Donadei, è
organo consultivo e propositivo costituito dai sindaci dei
Comuni il cui territorio ricade, tutto o in parte, nel Parco,
nonché dalla Regione Abruzzo, dalle Province di L'Aquila, Chieti
e Pescara e dalle Comunità montane. All'assemblea, convocata con
urgenza e come straordinaria, hanno partecipato, accanto a molti
sindaci, il presidente del Parco, Lucio Zazzara, Antonio Di
Santo, presidente della Comunità del Parco Nazionale d'Abruzzo,
Lazio e Molise e coordinatore nazionale della Consulta degli
Enti Locali di Federparchi, il direttore regionale di Anci
Abruzzo, Massimo Luciani, e il vicepresidente di Anci Abruzzo,
Rocco Micucci.
La sentenza, di primo grado, ha condannato a un anno e
quattro mesi l'ex sindaco di Fara San Martino Carlo De Vitis, il
responsabile dell'ufficio tecnico Enrico Del Pizzo, Claudio
D'Emilio, all'epoca legale rappresentante del Parco della
Maiella, e Luciano Di Martino, direttore facente funzione
dell'Ente Parco. L'assemblea, recita la nota, "pur molto toccata
dalla tragedia, ha espresso sconcerto e preoccupazione per il
giudizio che, diversamente da precedenti sentenze, pone una
questione di carattere generale evocando una responsabilità
praticamente illimitata e generica delle figure responsabili
delle varie amministrazioni. Ogni evento che causa danno a un
qualsiasi soggetto rischia di far assumere in capo ad
amministratori e uffici una responsabilità che diventa
insostenibile per chi ricopre certi ruoli. Emerge che tutti,
direttore e presidente del Parco, sindaci, dirigenti delle aree
tecniche dei Comuni, sono considerati garanti dell'incolumità
generale. Non si tiene conto che la montagna è un ambiente
particolare in cui il rischio è connaturato alla sua
frequentazione e quindi la possibilità che gli incidenti
possano non verificarsi non è garantibile in assoluto".
Pertanto, "la Comunità del Parco, con Anci, Federparchi, le
altre Comunità dei Parchi e tutti gli attori istituzionali
coinvolti sta valutando le azioni per sensibilizzare gli organi
istituzionali e legislativi per la tutela dei sindaci e degli
Amministratori che possono eventualmente ritrovarsi a
fronteggiare casi simili".
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