Una Perdonanza, "condizionata
dall'emergenza sanitaria, ma comunque sentita e partecipata nel
rispetto del pensiero di Celestino, così attento all'aspetto
religioso, ma altrettanto alla festa per il popolo. Perché la
sua dimensione ascetica non lo ha mai allontanato dalle
necessità materiali della sua gente". E' uno dei passaggi del
discorso pronunciato questa sera dal sindaco dell'Aquila,
Pierluigi Biondi, davanti alla Basilica di Santa Maria di
Collemaggio, prima della chiusura della Porta Santa; era stata
aperta ieri dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo
metropolita di Bologna, per dare avvio al momento più solenne
della Perdonanza Celestiniana, l'inizio dell'indulgenza concessa
da Papa Celestino V con la Bolla del 1294 .
"Le migliori espressioni artistiche alternate a momenti
culturali e di riflessione anche di carattere spirituale - ha
detto Biondi - hanno composto il programma di questa edizione
della Perdonanza nel tempo del virus, improntata alla sicurezza
dei cittadini. Un'edizione che ha richiamato quella del 2009
che", dopo il terremoto del 6 aprile, "vide la traslazione
dell'urna di Celestino scortata dai Vigili del Fuoco e
l'apertura della Porta Santa dopo la Messa officiata, anche
allora come oggi, all'aperto, con i fedeli che poterono varcarla
velocemente, percorrendo un tratto transennato".
Biondi si è rivolto all'arcivescovo, card.Giuseppe Petrocchi,
"per ringraziare la Chiesa dell'Aquila per il sostegno e la
vicinanza alla comunità nei momenti più bui e difficili.
L'Aquila devastata dal terremoto e ferita dal fuoco vigliacco;
la rinascita bloccata dal Covid-19; la ricostruzione messa a
dura prova dall'eccessiva burocrazia; il futuro difficile da
immaginare e la luce di Dio che ci guida verso la speranza alla
quale la politica deve dare contenuti e progettualità". Per il
sindaco del capoluogo abruzzese, "in questa 726/a Perdonanza è
stato realizzato uno spettacolo che, mettendo in fila i fatti,
le storie, i personaggi dell'epoca, racconta Celestino senza le
banalizzazioni e le scorciatoie di una comunicazione priva di
sapienza".
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