TRENTO - Il culto dei bonus, sempre più diffusi soprattutto tra i top manager, aumenta le diseguaglianze e non mette al riparo dall'agire irresponsabile dei manager. A sostenerlo, al Festival dell'economia di Trento, l'economista Roland Benabou, che ha presentato alcuni elementi di uno studio effettuato col premio Nobel per l'economia 2014 Jean Tirole.
"Le retribuzioni basate in parte sui risultati - ha affermato Benabou - servono certamente a tenere e ad attrarre i talenti, in particolare nel settore della finanza, ma tutto questo può essere sbagliato e fare male non solo all'efficienza, ma anche al valore dell'azienda".
"E' emerso - ha spiegato - che la stretta relazione tra il modo di lavorare e quello con cui si viene pagati verrebbe talvolta accompagnata da prestazioni scarse e addirittura da frodi. Negli Usa ad esempio, non viene certo usata per far lavorare di più i manager, che già sono ossessionati dal lavoro, ma per farli lavorare in modo diverso, per fare prendere decisioni diverse, come ad esempio quelle di eliminare filiali di un'azienda, o per stabilire un determinato prezzo, ma non a vantaggio del cliente, bensì dell'azienda stessa. Ed è qui che si parla di 'cartello' o di 'mafia', ma per fortuna una giustizia c'è e vengono individuati e cacciati".
"Il punto è - ha sottolineato - che chi è pagato in un certo modo può continuare ad agire in modo irresponsabile. Il rapporto tra retribuzione fissa e performance per alcuni mestieri può portare alla distorsione delle decisioni. In molte mansioni inoltre sono tante le dimensioni: se premiare talenti come diplomi o lauree è semplice, altri meno, come la spinta motivazionale, che deve essere valutata dal datore di lavoro nel tempo".
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