(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 22 DIC - Ha un anno e mezzo Amir
Ali. Con la sua famiglia - afghani di etnia tagika - viveva nel
campo profughi di Mavrovouni a Lesbo, dove il Papa lo ha
incontrato durante la visita dello scorso 5 dicembre. Francesco
lo rivede e riabbraccia stamane nell'Aula Paolo VI, al termine
dell'udienza generale: grazie all'interessamento del Pontefice e
agli sforzi della Comunità di Sant'Egidio, il piccolo e i suoi
familiari, , i due fratelli, la sorella e i genitori, sono
infatti arrivati lunedì in Italia.
Per Amir sono già pronte le carte per l'ingresso e la degenza
all'ospedale pediatrico Bambino Gesù dove oggi stesso, dopo
l'incontro con il Pontefice, viene ricoverato per un intervento
che finalmente risolverà la malformazione del palato con la
quale è nato.
Amir è diventato un po' il simbolo di quell'"umanità ferita"
di cui il Papa non si stanca di cercare di risollevare le sorti,
con gesti come quello di far arrivare in Italia anche un primo
gruppo di 12 profughi da Cipro (in tutto, entro fine febbraio,
saranno 50), come ulteriore "stimolo" all'accoglienza rivolto
anche agli altri Paesi europei.
"Durante il mio viaggio a Cipro e in Grecia ho potuto toccare
con mano, ancora una volta, l'umanità ferita dei profughi e dei
migranti - sottolinea Bergoglio alla fine dell'udienza generale,
l'ultima in vista del Natale -. Ho anche constatato come solo
alcuni Paesi europei stiano sopportando la maggior parte delle
conseguenze del fenomeno migratorio nell'area mediterranea,
mentre in realtà esso richiede una responsabilità condivisa da
tutti, dalla quale nessun Paese può esimersi, perché è un
problema di umanità".
In particolare, ricorda il Papa, "grazie alla generosa
apertura delle autorità italiane, ho potuto portare a Roma un
gruppo di persone, che ho conosciuto durante il mio viaggio:
oggi sono qui in mezzo a noi alcuni di loro. Benvenuti!". "Ce ne
faremo carico, come Chiesa, nei prossimi mesi - spiega -. È un
piccolo segno, che spero serva da stimolo per gli altri Paesi
europei, affinché permettano alle realtà ecclesiali locali di
farsi carico di altri fratelli e sorelle che vanno urgentemente
ricollocati, accompagnati, promossi e integrati".
Secondo Francesco, "sono tante, infatti, le Chiese locali, le
congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche che sono
pronte ad accoglierli e accompagnarli verso una feconda
integrazione". "Serve solo aprire una porta, la porta del cuore!
- conclude il suo appello - Non manchiamo di farlo in questo
Natale!".
Intanto sempre stamane, ma prima dell'udienza generale, nello
Studio dell'Aula Paolo VI il Papa ha incontrato il metropolita
di Volokolamsk, Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento
delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. "Durante la
conversazione svoltasi in uno spirito di fraternità, sono stati
discussi alcuni temi che costituiscono motivo di comune
preoccupazione e di fronte alle quali è comune l'impegno a
cercare concrete risposte umane e spirituali", ha riferito la
Sala stampa vaticana. Il Pontefice "ha potuto esprimere la
propria gratitudine per gli auguri per il suo 85/o compleanno,
portati dal metropolita Hilarion a nome suo e del patriarca
Kirill". E ha espresso "sentimenti di affetto e vicinanza alla
Chiesa russa e al suo Patriarca Kirill", che ha da poco
celebrato il suo 75/o compleanno, ricordando "con gratitudine il
cammino di fraternità" compiuto insieme e la conversazione avuta
all'Avana il 12 febbraio 2016.
Parlando con la Tass, poi Hilarion ha confermato la
possibilità di un nuovo incontro tra il Pontefice e il patriarca
di Mosca e di tutte le Russie. "Papa Francesco ha ripetutamente
espresso il suo desiderio di incontrare il patriarca Kirill. Ne
ha parlato nei nostri precedenti incontri - ha spiegato il
metropolita -. Anche il patriarca Kirill vorrebbe incontrare
papa Francesco perché il loro precedente incontro, il primo, ha
avuto luogo oltre cinque anni fa. Molte nuove questioni sono
emerse da allora". Secondo Hilarion, un possibile incontro tra
Francesco e Kirill si progetta per il 2022: "Abbiamo discusso di
date concrete e luoghi concreti, ma al momento non possiamo
annunciarli perché essi richiedono ulteriori elaborazioni da
entrambe parti". (ANSA).