(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 23 AGO - "Ricordati di
santificare le feste", ingiunge il terzo comandamento, ma la
pratica oggi appare sempre più in disuso tra i fedeli. Tanto che
è un vero e proprio allarme quello di papa Francesco sulla
partecipazione alle messe domenicali in Italia e sulle chiese
sempre meno affollate, soprattutto per quanto riguarda le
giovani generazioni.
E' per questo che il Pontefice, nel messaggio inviato a suo
nome dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin in
occasione della Settimana Liturgica Nazionale, che si svolge a
Cremona da oggi al 26 agosto, auspica che "con le sue proposte
di riflessione e i momenti di celebrazione" essa "possa
individuare e suggerire alcune linee di pastorale liturgica da
offrire alle parrocchie, perché la domenica, l'assemblea
eucaristica, i ministeri, il rito emergano da quella marginalità
verso la quale sembrano inesorabilmente precipitare e recuperino
centralità nella fede e nella spiritualità dei credenti".
L'analisi sulla presenza alle messe domenicali tracciata nel
messaggio trasmesso al presidente del Centro di Azione Liturgica
mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta (Taranto), è
amara quanto impietosa. "La liturgia 'sospesa' durante il lungo
periodo di confinamento, e le difficoltà della successiva
ripresa - scrive il card. Parolin per conto del Papa -, hanno
confermato quanto già si riscontrava nelle assemblee domenicali
della penisola italiana, allarmante indizio della fase avanzata
del cambiamento d'epoca".
"Osserviamo come nella vita reale delle persone - prosegue -
sia mutata la percezione stessa del tempo e, di conseguenza,
della stessa domenica, dello spazio, con ricadute sul modo di
essere e di sentirsi comunità, popolo, famiglia e del rapporto
con un territorio".
Nel testo si sottolinea come "l'assemblea domenicale viene
così a ritrovarsi sbilanciata sia per presenze generazionali,
sia per disomogeneità culturali, sia per la fatica a trovare
un'armonica integrazione nella vita parrocchiale, ad essere
veramente culmine di ogni sua attività e fonte del dinamismo
missionario per portare il Vangelo della misericordia nelle
periferie geografiche ed esistenziali".
La celebrazione della liturgia domenicale è stata posta "a
dura prova" anche "dal sopraggiungere della diffusione del Covid
19 e delle necessarie limitazione per contenerla". Parolin
rileva che "il settimanale radunarsi nel 'nome del Signore', che
sin dalle origini è stato avvertito dai cristiani come una
realtà irrinunciabile e indissolubilmente legata alla propria
identità, è stato duramente intaccato durante la fase più acuta
del propagarsi della pandemia".
"Ma l'amore per il Signore e la creatività pastorale -
aggiunge - hanno spinto pastori e fedeli laici a esperire altre
vie per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e
con i fratelli, nell'attesa di poter ritornare alla pienezza
della celebrazione eucaristica in tranquillità e sicurezza". È
stata "un'attesa dura e sofferta", osserva, "feconda di tante
opere di cura, di amore fraterno e di servizio alle persone che
più hanno sofferto le conseguenze dell'emergenza sanitaria". Ed
è così che "la triste esperienza del 'digiuno' liturgico dello
scorso anno, di riscontro, ha fatto risaltare la bontà del molto
cammino compiuto a partire dal Concilio Vaticano II, sulla via
tracciata dalla Costituzione 'Sacrosanctum Concilium'", mentre
"il tempo di privazione ha consentito di avvertire 'l'importanza
della divina liturgia per la vita dei cristiani'".
Il Papa saluta pertanto "con gioia la celebrazione della 71/a
Settimana Liturgica Nazionale, che si tiene in un territorio che
ha molto sofferto a causa della pandemia e che ha visto fiorire
tanto bene per lenire una così immane sofferenza". (ANSA).