Audizione congiunta di Seconda e
Terza commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria sulle
problematiche legate alla diffusione della peste suina africana,
che ha già colpito due regioni italiane, Lombardia e Liguria. Vi
hanno preso parte l'assessore regionale alla salute Luca
Coletto, il dirigente regionale Umberto Sergiacomi per la
sezione Organizzazione attività venatoria, i rappresentanti
delle associazioni venatorie e di Cia, Coldiretti e
Confagricoltura.
"In Umbria non sono stati ravvisati casi di peste suina - ha
ricordato l'assessore Coletto, secondo quanto riferisce un
comunicato della Regione - ma bisogna attivarsi immediatamente
per prevenirne la diffusione, per scongiurare sia problematiche
legate alla patologia che danni economici per le attività.
Abbiamo costituito una task force di intervento composta da
squadre di cacciatori che battono il territorio per recuperare
eventuali carcasse e verificare se c'è la presenza di infezione
da peste suina. Stiamo partendo con le simulazioni di questo
tipo di attività di controllo del territorio per non farci
trovare impreparati alla peggiore delle ipotesi. Oltre al
controllo del territorio si procederà nel controllo delle
infezioni e sull'anagrafe allevamenti. La nostra priorità è
tutelare una filiera che occupa un posto fondamentale
nell'economia dell'intera regione. Ci stiamo coordinando con i
Ministeri di Salute e Agricoltura e siamo in stretto contatto
con le regioni contermini per un monitoraggio della situazione
che sia il più attento possibile".
"Se l'Umbria dovesse divenire zona infetta - hanno spiegato i
responsabili della Prevenzione sanitaria regionale -
scatterebbero misure quali il divieto di attività venatoria di
qualsiasi tipologia, con deroga per la sola caccia di selezione,
azioni di ricerca delle carcasse e smaltimento delle stesse. I
Ministeri hanno previsto il divieto assoluto di movimentazione
nella zona infetta di prodotti a base di carne, la macellazione
immediata dei suini negli allevamenti familiari e programmata
nei centri di allevamento, il divieto di movimentazione dei
suini ad eccezione che per la macellazione".
"Domani, venerdì, ci sarà la prima prova di esercitazione delle
squadre per il rinvenimento immediato di tutte le carcasse nelle
aree identificate, una formazione per le squadre - ha detto
Sergiacomi - e per farci trovare pronti. Quanto alle ipotesi di
ampliamento del periodo di caccia - ha sottolineato - ricordo
che l'attività venatoria è una cosa e il contenimento un'altra:
l'attività venatoria è sconsigliata dai Ministeri perché le
attività di caccia svolta in braccata favoriscono l'erraticità
dei capi, infatti dove il virus viene rilevato viene chiusa la
caccia. Resta in vigore fino al 15 marzo la caccia di
selezione".
Al consigliere Valerio Mancini, presidente della Seconda
commissione, che chiedeva come mai nel Molise sia stata
prolungata, in deroga, la caccia al cinghiale, Sergiacomi ha
risposto che la misura è stata motivata dal fatto che in quella
regione si sono verificati 17 giorni di piogge incessanti, un
terzo della durata della stagione venatoria, ed è stato quindi
deciso di aumentare l'incisività del prelievo. "Non possiamo
certo andare contro la legge 157 - ha aggiunto - semmai
intervenire a livello nazionale per ampliare gli interventi
previsti dalla legge".
Le associazioni degli allevatori hanno espresso grande
preoccupazione: alla prima carcassa infetta tutto il sistema
verrebbe bloccato e ne risentirebbe gravemente l'intera economia
e soprattutto i piccoli allevatori di animali allo stato brado o
semibrado, che faticherebbero anche ad intercettare eventuali
ristori con specifiche tipologie di indennizzo. Le associazioni
venatorie chiedono una intensificazione delle attività di
controllo ma anche della caccia di selezione, uso di
trappolamenti e perimetri di sicurezza, foraggiamento del
selvatico per evitare spostamenti degli animali. Oltre agli
allevamenti - è stato detto - bisogna tutelare anche quelle
aree, come i parchi, dove c'è maggiore concentrazione di
selvatici. Occorre mettere da parte le polemiche fra cacciatori,
agricoltori e ambientalisti per accettare criteri di rigoroso
controllo scientifico, la posta in palio è la salvezza del
sistema economico legato alla filiera umbra di carni pregiate.
Suggerite anche misure di biosicurezza per il trasporto delle
carcasse, con incentivi per questo tipo di attività, la
separazione fra la filiera del suino e quella dei selvatici,
evitando che questi ultimi siano portati nei mattatoi ma siano
invece visionati da veterinari nei centri di raccolta, anche per
ottenere la fiducia dei consumatori, perché se scoppiasse anche
solamente la psicosi l'intero mercato crollerebbe".
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