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Peste suina: audizione congiunta Seconda e Terza commissione

Peste suina: audizione congiunta Seconda e Terza commissione

Coletto, azioni di prevenzione ma nessun caso

PERUGIA, 27 gennaio 2022, 19:05

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Audizione congiunta di Seconda e Terza commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria sulle problematiche legate alla diffusione della peste suina africana, che ha già colpito due regioni italiane, Lombardia e Liguria. Vi hanno preso parte l'assessore regionale alla salute Luca Coletto, il dirigente regionale Umberto Sergiacomi per la sezione Organizzazione attività venatoria, i rappresentanti delle associazioni venatorie e di Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
    "In Umbria non sono stati ravvisati casi di peste suina - ha ricordato l'assessore Coletto, secondo quanto riferisce un comunicato della Regione - ma bisogna attivarsi immediatamente per prevenirne la diffusione, per scongiurare sia problematiche legate alla patologia che danni economici per le attività.
    Abbiamo costituito una task force di intervento composta da squadre di cacciatori che battono il territorio per recuperare eventuali carcasse e verificare se c'è la presenza di infezione da peste suina. Stiamo partendo con le simulazioni di questo tipo di attività di controllo del territorio per non farci trovare impreparati alla peggiore delle ipotesi. Oltre al controllo del territorio si procederà nel controllo delle infezioni e sull'anagrafe allevamenti. La nostra priorità è tutelare una filiera che occupa un posto fondamentale nell'economia dell'intera regione. Ci stiamo coordinando con i Ministeri di Salute e Agricoltura e siamo in stretto contatto con le regioni contermini per un monitoraggio della situazione che sia il più attento possibile".
    "Se l'Umbria dovesse divenire zona infetta - hanno spiegato i responsabili della Prevenzione sanitaria regionale - scatterebbero misure quali il divieto di attività venatoria di qualsiasi tipologia, con deroga per la sola caccia di selezione, azioni di ricerca delle carcasse e smaltimento delle stesse. I Ministeri hanno previsto il divieto assoluto di movimentazione nella zona infetta di prodotti a base di carne, la macellazione immediata dei suini negli allevamenti familiari e programmata nei centri di allevamento, il divieto di movimentazione dei suini ad eccezione che per la macellazione".
    "Domani, venerdì, ci sarà la prima prova di esercitazione delle squadre per il rinvenimento immediato di tutte le carcasse nelle aree identificate, una formazione per le squadre - ha detto Sergiacomi - e per farci trovare pronti. Quanto alle ipotesi di ampliamento del periodo di caccia - ha sottolineato - ricordo che l'attività venatoria è una cosa e il contenimento un'altra: l'attività venatoria è sconsigliata dai Ministeri perché le attività di caccia svolta in braccata favoriscono l'erraticità dei capi, infatti dove il virus viene rilevato viene chiusa la caccia. Resta in vigore fino al 15 marzo la caccia di selezione".
    Al consigliere Valerio Mancini, presidente della Seconda commissione, che chiedeva come mai nel Molise sia stata prolungata, in deroga, la caccia al cinghiale, Sergiacomi ha risposto che la misura è stata motivata dal fatto che in quella regione si sono verificati 17 giorni di piogge incessanti, un terzo della durata della stagione venatoria, ed è stato quindi deciso di aumentare l'incisività del prelievo. "Non possiamo certo andare contro la legge 157 - ha aggiunto - semmai intervenire a livello nazionale per ampliare gli interventi previsti dalla legge".
    Le associazioni degli allevatori hanno espresso grande preoccupazione: alla prima carcassa infetta tutto il sistema verrebbe bloccato e ne risentirebbe gravemente l'intera economia e soprattutto i piccoli allevatori di animali allo stato brado o semibrado, che faticherebbero anche ad intercettare eventuali ristori con specifiche tipologie di indennizzo. Le associazioni venatorie chiedono una intensificazione delle attività di controllo ma anche della caccia di selezione, uso di trappolamenti e perimetri di sicurezza, foraggiamento del selvatico per evitare spostamenti degli animali. Oltre agli allevamenti - è stato detto - bisogna tutelare anche quelle aree, come i parchi, dove c'è maggiore concentrazione di selvatici. Occorre mettere da parte le polemiche fra cacciatori, agricoltori e ambientalisti per accettare criteri di rigoroso controllo scientifico, la posta in palio è la salvezza del sistema economico legato alla filiera umbra di carni pregiate.
    Suggerite anche misure di biosicurezza per il trasporto delle carcasse, con incentivi per questo tipo di attività, la separazione fra la filiera del suino e quella dei selvatici, evitando che questi ultimi siano portati nei mattatoi ma siano invece visionati da veterinari nei centri di raccolta, anche per ottenere la fiducia dei consumatori, perché se scoppiasse anche solamente la psicosi l'intero mercato crollerebbe".
   

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