Da Filippo De Pisis ad
Alberto Burri, l'arte del Novecento secondo la visione di Leone
Piccioni esposta a Pienza (Siena) dal 29 agosto al 10 gennaio
prossimi. E' la mostra 'Mio vanto, mio patrimonio' che porta
nella città ideale voluta da Pio II la collezione di dipinti che
il critico letterario, scomparso nel 2018 a 93 anni, ha riunito
nel corso della sua lunga esistenza, "chiaro specchio - annotano
gli organizzatori - del suo essere stato uno dei più fini
intellettuali che l'Italia abbia potuto vantare nella seconda
metà del 'secolo lungo'".
L'esposizione, a cura di di Piero Pananti e Gloria Piccioni,
figlia di Leone, raccoglie al Museo della Città di Pienza oltre
95 opere: tra gli artisti della collezione con De Pisis e Burri
figurano, in ordine alfabetico, Afro Basaldella, Remo Bianco,
Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Mario Ceroli, Piero Dorazio,
Jean Fautrier, Lucio Fontana, Remo Formichi, Giosetta Fioroni,
Franco Gentilini, George Grosz, Renato Guttuso, Carlo Guarienti,
Mino Maccari, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Mario Marcucci,
Giorgio Morandi, Ennio Morlotti, Aleardo Paolucci, Ottone Rosai,
Piero Sbarluzzi, Mario Schifano, Gregorio Sciltian, Graham V.
Sutherland e Venturino Venturi. Autori presenti talvolta con più
opere, anche diversissime per caratteristiche e dimensioni, ma
che testimoniano "una frequentazione, una precisa assonanza, un
richiamo con la poesia o la letteratura, un pensiero condiviso.
Ma anche la semplice emozione d'un momento". Lo spirito con cui
è stata nel tempo costituita la collezione, spiegano i due
curatori, è "l'amore per il bello e per la cultura, l'impulso
per la condivisione delle arti e della conoscenza, le affinità
elettive che legano il critico ai pittori, poeti, intellettuali
suoi amici". Riportando tra l'altro alla memoria, la lunga
vicinanza di Piccioni con Ungaretti e la scelta di Dorazio per
illustrare 'La Luce', sua raccolta di poesie degli anni
1914-1961.
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