"Non ho mai pensato che il merito del
giornalista fosse far dire alle persone quello che mai nessuno
era riuscito a fargli dire, bensì riuscire a fargli dire ciò che
avrebbero sempre voluto dire". Così Sergio Zavoli parlava del
suo lavoro nel filmato d'archivio che ha aperto la cerimonia per
l'intitolazione al giornalista, in occasione dei 100 anni della
nascita, della Sala degli Arazzi, da sempre dedicata agli eventi
e alle conferenze stampa più importanti del servizio pubblico, a
Viale Mazzini a Roma.
"Sono convinta che il lavoro e la figura di Sergio Zavoli
incarnino al meglio lo spirito di una Rai dei cittadini per i
cittadini", ha detto la presidente della Rai Marinella Soldi nel
corso della cerimonia cui hanno preso parte la vedova del
giornalista Alessandra Zavoli, la figlia Valentina e in platea,
fra gli altri, Walter Veltroni, Simona Agnes, Giorgio Assumma,
l'amministratore delegato dell'azienda Roberto Sergio, il
direttore generale Giampaolo Rossi, molti direttori delle varie
aree del servizio pubblico fra i quali Maria Pia Ammirati (Rai
Fiction), Paolo Petrecca (Rai News), Angelo Mellone
(intrattenimento daytime) e Luca Milano (Rai Ragazzi).
"Rilevanza, qualità, credibilità, innovazione: queste parole
chiave del servizio pubblico sono il cuore di tutto ciò che
Sergio Zavoli ha fatto per la televisione e la radio", ha
aggiunto Soldi. Intitolargli la Sala degli Arazzi è anche un
modo "per avere questo eccezionale uomo d'azienda, come compagno
di percorso e di ispirazione dell'evoluzione che la Rai servizio
pubblico deve compiere per essere contemporanea e universale".
Sergio Zavoli "è stato una colonna per il servizio pubblico e
la Rai gli sta rendendo grandi meriti - ha detto all'ANSA
Alessandra Zavoli -. Sono molto contenta di questa
intitolazione, è un po' come renderlo eterno e rendere eterna la
sua presenza dentro la casa Rai in cui ha vissuto tantissimi
anni". Poi ci sarà "sempre con il patrocinio della Rai il premio
intitolato a lui su cui stiamo lavorando. È un riconoscimento
per il giornalismo d'inchiesta e per la cultura", nel segno del
suo lavoro che aveva alla base "il rigore, la linea dritta, la
trasparenza, l'onestà, i fatti sempre prima delle opinioni".
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