Il documento "di programmazione del
rischio" in cui nel 2014 venne scritto che il ponte Morandi era
a "rischio crollo", veniva compilato anche coi dati ricevuti dai
sensori che Autostrade aveva montato anni prima. Ma, hanno
scoperto gli investigatori, dal 2015 quell'impianto di
monitoraggio strutturale non funzionava più perché tranciato da
lavori sulla carreggiata. I sensori, dicono gli inquirenti, non
erano stati sostituiti nonostante il Cesi e il Politecnico di
Milano ne avessero consigliato l'installazione.
Il sistema era stato poi inserito nel progetto di retrofitting,
i lavori di rinforzo delle pile 9 e 10 programmato per ottobre
del 2018, ma non eseguito perché nell'agosto del 2018 il
viadotto è crollato provocando 43 morti. Dal 2015, è il
ragionamento della procura, il documento veniva compilato
soltanto con le prove riflettometriche e non con altri sistemi
di monitoraggio. Un sistema, secondo chi indaga, che forse non
era sufficiente a capire le reali condizioni del Morandi.
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