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Contusione polmonare e pneumotorace, Vingegaard in ospedale

Contusione polmonare e pneumotorace, Vingegaard in ospedale

Ulteriori accertamenti sul ciclista danese dopo la caduta-choc

ROMA, 05 aprile 2024, 18:06

Redazione ANSA

ANSACheck

Contusione polmonare e pneumotorace, Vingegaard in ospedale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Jonas Vingegaard, dopo la caduta-choc al Giro dei Paesi Baschi, resta in ospedale. Gli ulteriori accertamenti a cui è stato sottoposto il corridore danese hanno evidenziato anche uno pneumotorace e una contusione polmonare, oltre alle fratture della clavicola e delle costole già diagnosticate ieri. "Un ulteriore esame ha rivelato che soffre anche di una contusione polmonare e di pneumotorace - il bollettino dei medici -. Le sue condizioni sono stabili e ha riposato bene la notte. Rimane in ospedale".

Ieri, dopo la sua caduta, il 27enne due volte vincitore è stato messo in sicurezza, sdraiato su un fianco al ciglio della strada e con un tutore per il collo, prima di essere caricato sull'ambulanza in barella. La contusione polmonare è una lesione senza perforazione dei polmoni, che si verifica a seguito di un grave trauma al torace. Nella maxi caduta sono rimasti coinvolti otto corridori: oltre a Vingegaard, l'altro ad aver riportato i maggiori danni (frattura della clavicola e scapola destra) è stato il belga Remco Evenepoel. Per i due campioni l'obiettivo principale della stagione è il Tour e a tre mesi dal via la Grande Boucle ora è a rischio. 
   

Vingegaard aveva avvisato, 'quella discesa pericolosa' 

Poteva prevedere, ma non poteva prevenire. La caduta di Jonas Vingegaard e compagni nel Giro dei Paesi Baschi è purtroppo diventata una "profezia che si autoavvera". Sei mesi fa - come riporta il sito olandese Sporza - il leader di Visma-Lease a Bike ha condiviso le sue preoccupazioni per la famigerata discesa teatro della caduta-choc di ieri con l'agenzia di sicurezza Safe Cycling, che si è immediatamente rivolta all'organizzazione.

"Ma non abbiamo mai ricevuto risposta", afferma il CEO Markus Laerum. Ieri il Giro dei Paesi Baschi è stato nuovamente sconvolto da un grave incidente, con Jonas Vingegaard che ha riportato varie fratture. "E' stata un'immagine terribile, ma soprattutto molto frustrante da vedere - le parole di Laerum - Soprattutto perché Jonas (Vingegaard, ndr) ci aveva già messo in guardia su quella specifica corsa e discesa sei mesi fa".

Laerum è il CEO e fondatore di Safe Cycling. Un'azienda che ha come core business la sicurezza in corsa. Da un lato è specializzato nella segnalazione dei punti potenzialmente pericolosi della gara, dall'altro funge anche da organo di collegamento tra i corridori e l'organizzazione per arrivare insieme a soluzioni più sicure. A gennaio Safe Cycling si è recata in Spagna, dove la maggior parte delle squadre era impegnata con il ritiro, per parlare con più di 200 corridori della sicurezza nelle gare della stagione.

"Uno dei nostri interlocutori all'epoca era Jonas - afferma Laerum - Ha condiviso con noi molte intuizioni. Sui pericoli generali della corsa, ma anche su tappe specifiche. Ed è qui che è emersa la segnalazione sui Paesi Baschi e questa discesa". Safe Cycling collabora anche con ASO, RCS, Flanders Classics e Golazo e, dopo la conversazione con Vingegaard, aveva contattato gli organizzatori del Giro dei Paesi Baschi per discutere le preoccupazioni del campione danese, purtroppo però non è mai arrivata una risposta. Secondo Laerum, chi lavora per la sicurezza in gara ha come fine quello di prevedere possibili incidenti ed evitarli, anche se questo non è mai possibile al cento per cento. "Gli incidenti capitano sempre in gara, ma possiamo ancora migliorare molte cose. La comunicazione tra gli organizzatori e i corridori non c'è, per esempio e speriamo di essere il megafono mancante, perche nulla è mai veramente condiviso". Ieri vicino all'insidiosa curva non c'era quasi nessuna segnalazione per far conoscere il pericolo ai corridori. "Un segnale precoce di pericolo è ciò che i ciclisti desiderano di più e ci dicono più spesso - prosegue Laerum - Spesso cerchiamo di risolvere questo problema con frecce luminose a LED o addirittura segnali acustici".

Dagnoni: "Per la sicurezza servono buon senso e regole"

   "Sono molto dispiaciuto per gli incidenti avvenuti in questi giorni ma non si può semplicemente puntare il dito su qualcuno o qualcosa. La tecnologia ha permesso di avere biciclette più performanti, che però riducono i margini di errore, mentre gli organizzatori sono molto attenti alla sicurezza. Trovare una soluzione semplice è difficile ma il tema richiede attenzione. Di sicuro, il buon senso e i regolamenti devono sempre essere al primo posto". Così il presidente della Federazione ciclistica italiana (Fci), Cordiano Dagnoni, al telefono con l'ANSA, commenta le cadute avvenute negli ultimi giorni in diverse corse di professionisti.

"Le bici odierne hanno i freni a disco che consentono di frenare all'ultimo momento ma in maniera più brusca, i rigidi telai in carbonio rendono più difficile curvare - spiega Dagnoni -, ma non si possono certo criminalizzare i produttori. Quanto agli organizzatori, negli anni l'attenzione alla sicurezza è diventata centrale, anche se nel nostro sport un margine di rischio, e non lieve, c'è sempre. Se guardiamo recenti cadute che hanno coinvolto campioni, all''Attraverso le Fiandre' Wout van Aert ha toccato in rettilineo la ruota di un altro provocando una caduta generale. Ieri, ai Paesi Baschi, la sfortuna è stata che la caduta è avvenuta vicino ad una canalina di scolo. Ma non si possono certo transennare decine di chilometri di tracciato".

Dagnoni poi esprime perplessità anche in merito a certi "escamotage", come quello annunciato per la Roubaix di domenica prossima, l'inserimento di una chicane all'ingresso del settore in pavé della Foresta di Arenberg. "Potrà servire - afferma - ma toglie anche un po' il fascino della corsa. Di certo, bisogna sempre affidarsi al buon senso e al regolamento".

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