Scossone al vertice della sanità israeliana. La direttrice della salute pubblica la professoressa Siegal Sadetzki a fronte della seconda ondata di infezioni - oltre 1000 casi - ha annunciato le sue dimissioni e l'abbandono del ministero in aperta polemica con la gestione del governo della lotta al coronavirus. L'accusa non è leggera: "nelle ultime settimane - ha scritto in un lungo post su Facebook - Israele ha preso una via pericolosa. I dati e l'attuale mappa della malattia lo testimoniano".
Il dissenso dalla politica del governo del premier Benyamin Netanyahu è legato ad un passaggio fondamentale: quello delle riaperture affrettate dopo la prima ondata sotto la spinta della necessità di salvaguardare l'economia. "Nonostante i sistematici e regolari avvisi in vari modi e discussioni in molti forum, abbiamo assistito con frustrazione - ha denunciato Sadetzki - al lento scorrere delle opportunità perse. Con questo sfondo, non posso che arrivare alle conclusioni che nelle nuove condizioni in cui la mie opinioni professionali non sono accettate non posso più a lungo occuparmi con efficacia della diffusione del virus".
Quello che manca - ha detto ancora - è la dovuta attenzione "al livello delle operazioni e ai particolari richiesti per il successo delle varie operazioni". "Dopo i successi nella lotta al virus - ha insistito - la nuova politica si è rilevata un insuccesso". Il ministro della sanità Yuli Edelstein si è detto all'oscuro delle intenzioni dell'alto dirigente del suo dicastero di "non aver ricevuto alcuna lettera di dimissioni".
Poi ha fatto sapere di voler incontrare Sadetzki al più presto "per cercare di capire le su ragioni". Ma lo strappo appare consumato.
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