Una cosa, segnalano gli Artigiani
mestrini, che dimostra come la Pubblica Amministrazione, in
questo caso quella centrale, continui a mettere a repentaglio
la tenuta finanziaria di tante imprese, soprattutto di piccola
dimensione, attraverso una condotta, in materia di pagamenti, "a
dir poco disdicevole".
Come ha evidenziato la Corte dei Conti, la Pubblica
Amministrazione, aggiunge la Cgia, sta adottando una prassi
sempre più consolidata: liquida le fatture di importo maggiore
entro i termini di legge, mantenendo così il tempo medio di
pagamento ponderato entro i limiti previsti dalla norma, ma
ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori,
penalizzando, in particolar modo, le imprese fornitrici di
prestazioni di beni e servizi con volumi bassi; cioè le piccole
imprese.
L'Ufficio studi degli Artigiani ricorda che i mancati
pagamenti appena descritti non includono anche quelli
ascrivibili alle regioni, agli enti locali (province, comuni,
comunità montane) e alla sanità. Settori, questi ultimi, che da
sempre presentano tempi di pagamento (medi e ponderati) e debiti
commerciali nettamente superiori a quelli registrati dallo Stato
centrale.
Pertanto, la denuncia sollevataviene ritenuta solo la punta
dell'iceberg di un malcostume che, purtroppo, attanaglia tutta
la nostra pa. Lo stock dei debiti commerciali di parte corrente
dell'intera nostra Pubblica Amministrazione, peraltro, continua
a crescere: nel 2021, ultima rilevazione presentata nei mesi
scorsi4, ha toccato il record di 55,6 miliardi di euro. Una
cifra che rapportata al nostro Pil nazionale è pari al 3,1%:
nessun altro Paese dell'UE a 27 registra uno score così
negativo. Dei nostri principali competitor commerciali, ad
esempio, i debiti di parte corrente sul Pil della Spagna sono
pari allo 0,8%, nei Paesi Bassi all'1,2, in Francia all'1,4 e in
Germania all'1,6. Persino la Grecia, che l'anno scorso aveva un
rapporto debito pubblico/Pil che sfiorava il 203%, presenta
un'incidenza dei debiti commerciali sul Pil quasi la metà della
nostra: 1,7%. La Corte di Giustizia europea ci ha già condannati
Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura
prova tantissime Pmi, per l'Ufficio studi della Cgia c'è solo
una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca,
diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili
maturati da una impresa nei confronti della Pa e i debiti
fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all'erario.
Grazie a questo automatismo si risolverebbe un problema che ci
trasciniamo appresso da decenni. In sede di conversione in legge
del Decreto aiuti, giovedì scorso le Commissioni Finanze e
Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento che
renderebbe strutturale la proposta degli Artigiani.
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