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Visco: "Basta usare Ue e immigrati come capri espiatori"

Visco: "Basta usare Ue e immigrati come capri espiatori"

Governatore Bankitalia, per crescita piano di misure organico

20 settembre 2019, 18:52

Redazione ANSA

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Ignazio Visco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ignazio Visco - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ignazio Visco - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Un piano efficace" per riattivare la crescita dell'Italia "richiede di abbandonare definitivamente la facile e illusoria ricerca di capri espiatori - l'Europa, la finanza, i mercati, gli immigrati - per fondarlo invece su un'analisi approfondita dei mali della nostra economia, che metta in primo piano le sfide poste dal cambiamento tecnologico e da quello demografico". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco in occasione della "Lezione Giorgio Fuà 2019" ad Ancona, chiedendo misure "sia sul lato dell'offerta sia su quello della domanda".

"L'immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del paese. Gli studi non rilevano effetti negativi dell'immigrazione sui lavoratori del paese ospitante né in termini di tassi di occupazione né di livelli retributivi, può anzi avere un impatto positivo sui tassi di partecipazione e sul numero di ore lavorate dalle donne italiane", dice Visco secondo cui "vanno affrontate" "le difficoltà nell'integrazione e nella formazione" e "nell'attirare lavoratori a più elevata qualificazione".

 Il governatore della Banca d'Italia lancia, quindi, l'allarme sul calo demografico in Italia le cui "implicazioni per l'attività economica, e quindi per la sostenibilità del debito pubblico e della spesa sociale, sarebbero pesantissime". "Anche assumendo che i tassi di partecipazione dei singoli gruppi demografici aumentino ai ritmi mediamente positivi osservati nell'ultimo decennio - spiega il governatore - la riduzione della popolazione attiva prevista dall'Eurostat si tradurrebbe meccanicamente, in assenza di un aumento della produttività del lavoro, in una diminuzione cumulata del Pil compresa tra il 7 e l'8 per cento nei prossimi trent'anni".

L'Italia, comprese le imprese e le banche, sono in ritardo sulla rivoluzione tecnologica in corso nel mondo: è' il monito del governatore della Banca d'Italia, secondo cui "nei 25 anni che hanno preceduto la crisi, gli investimenti nelle nuove tecnologie sono stati modesti e le imprese hanno innovato in misura insufficiente" anche a causa della maggiore presenza delle Pmi.

"Il ritardo si estende al settore finanziario" aggiunge. "Anche in questo caso è bene dare conto dei progressi. Oggi tutte le banche italiane stanno ampliando l'offerta online dei servizi tradizionali; tutte permettono di effettuare pagamenti, in molti casi anche di piccola entità, con dispositivi mobili; oltre la metà colloca prodotti di risparmio mediante canali digitali; è contenuto, ma in crescita chi offre finanziamenti alle famiglie attraverso portali". "Dove la risposta delle banche non sta avvenendo con la necessaria rapidità è nel campo dell'utilizzo delle tecnologie più complesse (fintech), che stanno trasformando la struttura stessa dell'industria finanziaria".

 

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