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Fabrizio Gifuni fa rivivere la prigionia di Aldo Moro

Fabrizio Gifuni fa rivivere la prigionia di Aldo Moro

Il 9 e 10 febbraio al Teatro Arena del Sole di Bologna

BOLOGNA, 07 febbraio 2022, 13:29

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"È vero: io sono prigioniero e non sono in uno stato d'animo lieto. Ma non ho subito nessuna coercizione, non sono drogato, scrivo con il mio stile per brutto che sia, ho la mia solita calligrafia. Perché non mi credete? Chi vi suggerisce di non credermi? Amici, non vi lasciate ingannare. Vi supplico in nome di Dio": sono le parole che Aldo Moro scrisse durante i 55 giorni della sua prigionia nel 1978 e che ora ritornano nello spettacolo che Fabrizio Gifuni porta al Teatro Arena del Sole di Bologna il 9 e 10 febbraio.
    "Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro", questo il titolo della piéce, segue i lavori sui testi pubblici e privati di Carlo Emilio Gadda e di Pier Paolo Pasolini, che hanno fruttato all'attore Premio Ubu nel 2010: Gifuni si confronta ora con lo scritto più scabro della storia d'Italia, il j'accuse del presidente della Democrazia Cristiana sequestrato e condannato a morte dalle Brigate Rosse. Durante la prigionia lo statista parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme alle lettere compone un lungo testo politico, storico e personale, il cosiddetto memoriale, partendo dalle domande poste dai suoi sequestratori.
    Le lettere scandiscono i 55 giorni del sequestro, sono le ultime parole di Moro: un fiume inarrestabile, che si cercò di arginare.
    Ne emerge un Moro lontano dall'immaginario comune, che nella prigionia tocca infinite sfaccettature di emozioni: dall'abbandono alla delusione, dalla rabbia all'invettiva fino alla collera. Quello di Gifuni è un lavoro di memoria, storica ed emotiva: non interpreta ma si fa abitare dalle parole in un tesissimo corpo a corpo con il testo e con il pubblico, a cui è impossibile sottrarsi.
   

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