(di Daniela Giammusso)
"Sono passati diversi mesi - racconta
Anzhelica - dal momento in cui ho dovuto lasciare la mia casa in
Ucraina e affrontare il peggior dolore della mia vita". "2022,
24 febbraio. L'Ucraina. Mi sono svegliata con l'esplosione delle
bombe - ripercorre Olena - Tutto è successo come se non fosse
con me, come in un sogno. Intorpidimento, tensione. Evacuazione
in convoglio di volontari. Roma". "Cosa fare in un Paese dove
non c'è la casa, il lavoro, gli amici?", domanda Iryna. E poi
ecco Nadia, Anastasia, Olga. Sono le protagoniste del primo
laboratorio teatrale composto da rifugiate ucraine in Italia,
che a due anni esatti dall'inizio dell'aggressione russa diventa
un libro: Women in selfie (ed. All Around, pp. 128 - 20,00 euro)
a firma del regista, artista e scrittore Vittorio Pavoncello. Un
racconto del racconto, quello del percorso positivo del
laboratorio teatrale condotto in ambito del Progetto
Upe4Inclusion, realizzato da Donne for Peace in collaborazione
con Anas Lazio e Solco SRL.
"Il 24 febbraio la mia vita, insieme a quella di oltre 48
milioni di persone è cambiata per sempre - racconta all'ANSA la
presidente di Donne for Peace, Volha Marozava - La guerra aveva
travolto la nostra Ucraina. L'unica cosa che potevo fare era
aiutare le donne e i bambini a fuggire dall'incubo delle bombe.
Così con un gruppo di sette amiche abbiamo fondato
l'Associazione Donne for Peace. Il 7-8 marzo eravamo in un hotel
romano dove erano stati raccolti 400 profughi, prendendoci
carico dei casi più deboli e affiancando il lavoro della
Protezione civile". La maggior parte donne. "Non so quante sono
venute via dall'Ucraina. Si parla di milioni - prosegue - con
una piccola percentuale di uomini che adesso rischiano, perché
con le nuove leggi c'è il richiamo per il fronte". Una
migrazione forzata che è differente da quelle cui assistiamo
dalle coste del Mediterraneo. "Le donne fuggite dall'Ucraina -
spiega Marozava - non erano migranti economiche, non cercavano
una vita migliore. Erano donne laurate, che ricoprivano
posizioni dirigenziali. Da un giorno all'altro si sono ritrovate
in un Paese di cui non conoscevano neanche la lingua, senza
compagni o figli, con l'unica prospettiva di un impiego nelle
pulizie". È così che l'Associazione è partita subito
impegnandosi sul fronte dei titoli di studio, ma anche con molti
laboratori, dall'arte alla cucina alla moda. E poi il teatro,
medicina dell'anima prima ancora che atto di spettacolo.
Il laboratorio diretto da Vittorio Pavoncello parte nell'autunno
2022, con l'assistenza di Svitlana Pakalyuk. Protagoniste sono
12 donne (Anzhelika Azaieva, Olena Beksultanova, Boiko Svitlana,
Kriuchkova Olena, Kurovska Olena, Iryna Lupan, Nadia Melnik,
Petrovets Anastasia, Shapovalova Iryna, Sviatiuk Halyna,
Vecherya Olga e Yuliia Nosyk) che non parlano più di qualche
parola di italiano, ma si lanciano nelle prime esercitazioni.
Poi l'idea di orientare tutto il laboratorio sulla loro vita di
rifugiate. "Questo significava, però - ripercorre Pavoncello nel
libro - parlare della guerra, i cui esisti sono ancora incerti.
Significava parlare di affetti, di ricordi, di emozioni di
allora e di oggi". I primi esercizi sono spesso interrotti per
il carico emotivo. Ma giorno dopo giorno, si sfida la paura
accettando di valorizzare la nuova vita in Italia. Fino al
"miracolo" del teatro: nasce Women in selfie, vero e proprio
spettacolo che unisce espressione teatrale, movimento,
recitazione bilingue e danza e che in collaborazione con il
Teatro di Roma debutta il 7 giugno 2023 al Teatro Torlonia, in
un appello corale alla pace e all'umanità. Oltre al racconto
dell'avventura, il libro raccoglie i racconti delle
protagoniste, foto di scena e la poesia Madre Terra di Elena
Rossi, già̀ vincitrice del Premio Capitolino D'Oro 2023.
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