Cinquantaquattro chilometri di
distanza tra Salerno e Napoli, 54 chilometri di strada
arroventati ora da una polemica che probabilmente affonda nella
fede calcistica e che vede, da sempre, contrapposti i tifosi
granata e quelli napoletani. A farne le spese è lo scrittore
Maurizio De Giovanni - il padre del commissario Ricciardi, oltre
che tifosissimo del Napoli fresco campione d'Italia - che è
stato invitato a partecipare all'undicesima edizione di Salerno
Letteratura, ma ora dice: "Non vado dove non sono gradito".
Ad accendere la miccia delle polemiche ieri mattina è stato
il consigliere di opposizione al Comune di Salerno, Antonio
Cammarota, che in una lettera al sindaco ha chiesto di revocare
il contributo "assegnato a Salerno Letteratura e utilizzato per
De Giovanni", accusato di non aver mai mancato di "rimarcare la
differenza tra Napoli e Salerno e la pretesa napoletanità tra
'noi' e 'loro' in un'operazione divisiva e senza cultura, perché
la diversità quando diventa differenza si chiama razzismo".
Parole dure, che hanno scatenato anche sui social un diluvio di
commenti e interpretazioni e rispetto alle quali De Giovanni non
è rimasto silente, precisando in primo luogo che il suo
intervento al festival è del tutto gratuito, respingendo poi al
mittente l'accusa di razzismo ("basta leggere i miei libri") e
evidenziando, infine, che non intende andare dove non è gradito.
Oggi a rinnovare l'invito è il condirettore artistico di
Salerno Letteratura, Gennaro Carillo, il quale ha sottolineato
che "nessuna ingerenza, nessuna pressione, nessuna
intimidazione, da qualunque parte vengano e in qualsiasi modo
siano espresse, possono indurci a revocare la decisione -
sacrosanta - di avere Maurizio a Salerno, privando peraltro il
pubblico del festival dell'incontro con uno dei protagonisti più
attesi. Ecco perché non ci limitiamo a esprimere una mera
solidarietà a De Giovanni ma rinnoviamo più accoratamente il
nostro invito a partecipare al festival, contribuendo alla sua
riuscita".
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